NICOLA PALMA
Cronaca

Taxi e Uber, svolta storica a Milano: un'unica piattaforma per scegliere tra i due servizi

Operativo l'accordo fra la società californiana (contestata dalla categoria) e radiotaxi 6969

Milano - Tragitto corso Buenos Aires- Stazione Centrale. Tempo di percorrenza: 5 minuti. Sullo schermo compaiono tre opzioni: 6-8 euro in taxi; 8,83 euro con una berlina con conducente; 15,40 con un van con conducente. L’utente seleziona l’opzione sull’applicazione e invia la richiesta. La rivoluzione in un clic.

L'alleanza

Sì, perché ieri mattina le prime corse hanno reso operativa anche all’ombra della Madonnina (a una settimana dal via a Roma) una partnership che fino a qualche mese fa sarebbe stata fantascienza e che è inevitabilmente destinata a far discutere: quella tra uno dei radiotaxi milanesi, il 6969, e Uber, il colosso californiano da sempre percepito come il nemico numero uno da tutti i padroncini italiani.  Il servizio, che rientra in un accordo su base nazionale siglato tra i vertici dell’azienda americana e il consorzio ItTaxi (flotta di 12mila macchine in più di 90 città), scompagina completamente gli schemi del trasporto pubblico non di linea.

Il servizio

Grazie all’intermediazione dell’abilitatore di app globali Splyt, i clienti delle due realtà confluiscono nella stessa piattaforma. Un vantaggio per entrambi i contraenti, l’idea alla base: Uber, che finora aveva operato esclusivamente con noleggiatori con conducente (al netto della versione Pop bandita dai tribunali nel 2015), riesce a mettere un piede nel mondo delle auto bianche; ItTaxi allarga a sua volta il bacino di potenziali passeggeri, in particolare giovani e turisti stranieri che hanno già dimestichezza con l’azienda di San Francisco e che da 24 ore vedono comparire sul loro smartphone anche i taxi. Come raccontato dal Giorno un mese fa, il 6969 ha pagato un prezzo sull’altare del patto senza precedenti: almeno cento conducenti (ma c’è chi parla del doppio) hanno interrotto la collaborazione con la srl di via Stilicone (anche passando ai concorrenti di 8585 e 4040), in aperta polemica con la scelta di allearsi con Uber.  Le defezioni, messe in conto da chi ha imboccato questa strada, non hanno evidentemente rallentato il progetto, che non a caso ha preso il via in un periodo in cui Milano sta vivendo un nuovo boom di presenze post-pandemia da Covid.

Il Ddl concorrenza

Il matrimonio Uber-6969 non è certo passato inosservato tra gli addetti ai lavori, anche perché arriva all’indomani della battaglia delle battaglie contro il Ddl Concorrenza. Anzi, ironia della sorte, il varo della super app a Milano è andato in scena proprio nel giorno in cui il Senato ha dato il via libera definitivo al disegno di legge: il contestato articolo che dava licenza al Governo di avviare la liberalizzazione del settore è stato stralciato dal testo finale, come chiesto a gran voce dai sindacati (con scioperi preannunciati e manifestazioni a Palazzo Chigi) e dalla base (con blocchi selvaggi a oltranza). 

I malumori

Inutile dire che la durissima protesta delle ultime settimane ha avuto tra i bersagli preferiti Uber, anche alla luce di quanto scoperto da un’inchiesta giornalistica del quotidiano britannico Guardian sulle presunti attività di pressione dei manager della multinazionale su politici europei di primo piano. Con queste premesse, è facile pensare che la stragrande maggioranza dei tassisti veda come fumo negli occhi il patto con il 6969 e che lo interpreti come un segnale di debolezza da parte dell’intera categoria.