Chi non ha ricevuto negli ultimi giorni almeno una chiamata indesiderata? Chi è riuscito a dribblare le telefonate dietro le quale si celano voci che arrivano da chissà dove per proporre chissà cosa? Non è bastata neppure l’istituzione del Registro delle opposizioni per disinnescare una volta per tutte il telemarketing selvaggio. E allora ci sono varie soluzioni di ripiego. C’è chi interrompe la conversazione dopo un secondo e blocca immediatamente il numero.
C’è chi sceglie di non rispondere ai contatti mai registrati. E c’è chi decide di rivolgersi al Garante della privacy per far valere le proprie ragioni. Sì, perché il 28 gennaio 2022, si legge in una recentissima ordinanza firmata dal presidente dell’Authority Pasquale Stanzione, un utente (il nome è coperto da omissis) ha presentato reclamo, "rappresentando di aver ricevuto numerose telefonate indesiderate riconducibili alla Limit Call", società con sede legale in via Tertulliano 70 specializzata in servizi di contact center, con più di 150 operatori in outsourcing.
Il consumatore ha allegato pure le comunicazioni intercorse con la ditta, "dalle quali è emerso che la Limit Call ha confermato soltanto tre dei contatti lamentati, “sulla base dell’interesse dimostrato” dal reclamante a “essere ricontattato nuovamente”, e ha assicurato di aver recepito la richiesta di cancellazione dell’utenza telefonica dello stesso". E ancora: in una nota del 12 ottobre 2021, Limit Call ha precisato di "aver agito in forza di un consenso alla comunicazione a terzi per finalità promozionali" rilasciato dall’utente alle 14.32 del 17 agosto 2021 "in occasione della registrazione a un sito internet" di proprietà di una società spagnola.
A quel punto, l’uomo ha contattato l’azienda iberica per avere delucidazioni sull’iscrizione al portale: gli è stato risposto che il consenso ai dati personali, attivato con il log di avvio, è stato fornito in una data diversa (11 ottobre 2021) rispetto a quella indicata da Limit Call (con cui la società spagnola non ha "alcun rapporto contrattuale"). Con queste premesse, il Garante ha contattato Limit Call il 10 febbraio 2022 per chiedere informazioni e documenti che attestassero "l’effettivo rilascio del consenso da parte del reclamante". Repliche? Zero, neppure quando Authority e Guardia di Finanza hanno notificato a un indirizzo mail "pienamente funzionante" l’avvio del procedimento amministrativo e l’invito a far pervenire scritti difensivi entro 30 giorni.
Quasi un paradosso, a ben pensarci. La società che gestisce un contact center ha finito per comportarsi come i destinatari delle chiamate indesiderate: ha preferito non rispondere. In questo modo, il Garante non è riuscito ad appurare se ci sia stato o meno un comportamento punibile, ma ha comunque notificato una sanzione da 10mila euro per "l’omesso riscontro alla richiesta di informazioni" (articolo 157 del Regolamento), sintomo di una condotta "gravemente negligente e apparentemente anche dolosa".