SIMONA BALLATORE
Cronaca

Tempi (troppo) digitali. Il primo cellulare a 6 anni bimbi online ogni giorno. Ma con poche competenze

Save The Children: "La rete non è costruita per l’infanzia: servono spazi sicuri". In Lombardia il record di centri dedicati ai minori contro il rischio dipendenza. Crescono anche gli episodi di cyberbullismo segnalati: le vittime sono il 14%.

Connessi tutti i giorni, sempre più presto e senza avere gli strumenti necessari per dominare questi “Tempi digitali“. A inquadrare la situazione e le "opportunità rischiose" è Save The Children, che dedica l’ultima edizione del suo Atlante dell’infanzia a rischio "alle luci e alle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali", sottolinea la direttrice Daniela Fatarella. Focalizzando lo sguardo sulla Lombardia si scopre così che il 71% di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni e il 57,9% usa lo smartphone quotidianamente. Meno rispetto al resto d’Italia (al 65,9%), ma c’è quel “6 anni“ che fa strabuzzare gli occhi, a indicare che l’età di possesso o di utilizzo dei cellulari è scesa ancora, e la pandemia ha dato un’accelerata a questo processo: al Nord la percentuale è passata dall’11,5% al 21,8% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Con quello che ne comporta. Usano gli smartphone in particolare per la "messaggeria istantanea" (93% dei 14-17enni), per guardare i video (84%), frequentare i social media (Instagram, TikTok e Snapchat) o per i videogiochi (72,4%). "Ma i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi – spiegano da Save The Children –: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni)". Ci sono le insidie delle fake news, che preoccupano, ma c’è anche il cyberbullismo che aumenta, con un 14% di giovani lombardi tra gli 11 e i 13 anni tra le vittime. Le ragazze sono spesso più prese di mira, ma compaiono anche “bulle“.

Ad allarmare in questi “Tempi digitali“ è un dato: "Nelle regioni del Nord più di un ragazzo su tre tra i 16-19enni ha scarse o nessuna competenza digitale (34%), la media italiana raggiunge il 42%, quart’ultima in Europa", fanno notare da Save The Children. Il tutto succede in una scuola italiana che sta accelerando nella transizione digitale, nella seconda regione più connessa d’Italia con la banda larga e in una Milano capitale della fibra (il 51% delle famiglie è iperconnessa in un panorama italiano che vede ancora 45 province con meno del 5% di famiglie con accesso alla fibra). Nei programmi si fanno largo robotica, realtà aumentata, coding. "Gli esempi di didattica innovativa non mancano e spesso aiutano a superare le disuguaglianze", ricordano da Save The Children, mostrando gli spiragli, accanto alle ombre. Aumentano le dipendenze tecnologiche: in Lombardia si concentrano i centri territoriali che si occupano del tema per i minori, sono 33 degli 87 italiani. I ragazzi lombardi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 12,7% (la media nazionale è del 13,5%). Il 23,3% è più dipendente dai videogiochi (l’età di maggiore esposizione si è abbassata a 11 anni).

"Se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze", sottolineano da Save the Children. Due facce della stessa medaglia. "Occorre un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale – sottolinea Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children –. È fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie".

E i genitori? Si dividono tra “apocalittici e integrati“, citando Umberto Eco, con il paradosso degli "adulti che non resistono alla tentazione di guardare il cellulare quando arriva una notifica ma chiedono ai figli di non frequentare i social media".

"La rete internet non è stata pensata per l’infanzia – ribadisce Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children –. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri". Senza sottovalutare un’altra necessità: "Responsabilizzare gli adulti, a partire dai genitori". Che spesso dimenticano pure le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, accolte anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria: niente dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni. Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (meno di un’ora) e i livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: tra gli 11 e i 15 mesi d’età in Lombardia il 57,3% dei bimbi è già esposto agli schermi e il 2,6% per tre ore o più.