MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Niente trasloco del tendone islamico per lo stallo Palasharp: siamo a quattro anni di proroghe

La Giunta concede all’Istituto di viale Jenner di restare fino a settembre. Ritardi sulla Hockey Arena: il Comune non ha ancora approvato il progetto

La preghiera islamica vicina al Palasharp

Milano – Ormai è un tormentone che si trascina da quasi quattro anni. È dal settembre del 2019 che la tensostruttura per la preghiera islamica del venerdì in via Sant’Elia, di fianco all’ex Palasharp, dovrebbe traslocare altrove, l’ultima alternativa trovata è in via Novara, ma alla fine i musulmani restano lì dove sono. E ci resteranno per almeno per altri cinque mesi, salvo sorprese. Non c’è fretta – si fa per dire – perché i lavori per la nuova Milano Hockey Arena che dovrebbe sorgere al posto dell’ex Palasharp (dismesso dal 2012) in tempo per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 non sono ancora partiti. Anzi, per la cronaca la Giunta comunale non ha ancora approvato neanche il progetto definitivo del nuovo palazzetto che dovrebbe essere realizzato da TicketOne-Mca Events, vincitore del bando comunale ostinatamente contestato dal gruppo Cabassi al Tar e al Consiglio di Stato, ma senza successo.

Il risultato parziale, però, è che il ritardo nella realizzazione della struttura per i Giochi invernali – lì si dovrebbero giocare le partite di hockey su ghiaccio femminile – è ormai evidente. E finché non partirà il cantiere per realizzare il nuovo impianto a Cinque Cerchi, il tendone islamico limitrofo può restare lì dov’è perché il suo trasloco sarà obbligatorio solo quando i lavori partiranno realmente. Quindi una determina del Comune – proprietario dell’area in cui sorgono l’ex impianto sportivo e la tensostruttura – proroga da oggi al prossimo 30 settembre l’utilizzo temporaneo del tendone ai fedeli di Allah che appartengono all’Istituto culturale islamico di viale Jenner. Altri cinque mesi, come anticipato sopra.

Tanti, se si considera che i lavori per la Milano Hockey Arena dovrebbe essere già partiti, secondo l’iniziale cronoprogramma olimpico. La determina comunale datata 28 aprile spiega che "i lavori di riqualificazione (per costruire il nuovo Palasharp, ndr ), che rendono necessaria la rimozione della tendostruttura e la sua ricollocazione in altro spazio, non sono a oggi ancora iniziati, ma è sempre più imminente la data di avvio". Da Palazzo Marino predicano ottimismo con quell’accenno alla "sempre più imminente" partenza delle opere per l’arena olimpica del 2026. Ma l’ultimo atto – la proroga fino al 30 settembre dell’uso del tendone all’Istituto culturale islamico – va in tutt’altra direzione.

Qual è il nodo ancora da sciogliere sulla Milano Hockey Arena? Il progetto originario della nuova struttura deve essere modificato alla luce delle indicazioni ricevute dal Comitato olimpico internazionale (Cio) in vista dei Giochi del 2026. Per un palazzetto olimpico, infatti, servono due piste di ghiaccio (una per le partite ufficiali, l’altra per il riscaldamento degli atleti), 12 spogliatoi e tre sale hospitality, non previste nel progetto iniziale. Gli spazi aggiuntivi comporterebbero la riduzione della capienza del palazzetto da 8 mila a circa 5 mila posti. Di fatto la seconda tribuna non sarebbe realizzata per le Olimpiadi, ma sarebbe aggiunta solo in una seconda fase post-Giochi.

Una seconda fase che consentirebbe di realizzare il progetto del nuovo Palasharp così com’era inizialmente concepito ma che comporta un aumento rilevante dei costi per i privati, cioè per TicketOne-Mca Events: fino a qualche settimana fa si parlava di oltre 10 milioni di euro in più. Tanti, troppi. Il Comune è al lavoro per trovare una soluzione e consentire l’avvio dei lavori per il nuovo palazzetto. Ma per ora il tendone islamico resta lì dov’è. Un brutto segno in chiave olimpica.