NICOLA PALMA
Cronaca

Tentata estorsione da due milioni: le minacce, Bratislava e la pistola. Condannati i complici di Boiocchi

Nel 2021 le minacce al titolare della Fer.Co. per costringerlo a pagare: “Fai così o ti ammazziamo”. Pene definitive a un operativo e all’uomo che fornì una Qashqai rubata al leader della Nord

Vittorio Boiocchi è stato ucciso all’età di 69 anni la sera del 29 ottobre 2022

Vittorio Boiocchi è stato ucciso all’età di 69 anni la sera del 29 ottobre 2022

Milano – Mattina del 18 giugno 2021, siamo in piazza Carlo Erba. Due uomini si avvicinano all’auto di Enzo Costa, a capo della società Fer.Co. srl: uno mostra all’imprenditore il calcio di una pistola color argento; l’altro lo minaccia di morte (“Tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo”) e getta nell’abitacolo un foglio che contiene l’indicazione di una società di Bratislava, il nome dell’ad e le coordinate bancarie di un conto estero.

La richiesta di denaro, già recapitata nei mesi precedenti, è pari a 2,35 milioni di euro, ricompensa pretesa dal mandante Ivan Turola per il presunto “aiuto” garantito alla ditta nella conquista di una consistente fetta (74 milioni) del maxi appalto da 227 milioni della Sanità siciliana. Due giorni dopo, l’imprenditore presenta denuncia in Questura. Scatta così un’indagine della Squadra mobile, che si chiuderà un anno dopo con l’arresto di Turola, dello zio Gerardo Toto e di Ezio Carnago; nell’inchiesta viene coinvolto pure il capo ultrà della Curva Nord Vittorio Boiocchi, ammanettato dalla polizia già il 3 marzo 2021 dopo il primo tentativo andato a vuoto di intimidire Costa (in macchina aveva un taser, un coltello e una semiautomatica) e poi assassinato il 29 ottobre 2022 sotto casa in via Fratelli Zanzottera da killer ancora senza nome.

Nei giorni scorsi, la Cassazione ha respinto i ricorsi di Carnago e di Giuseppe Romeo: il primo, identificato come uno dei due uomini che minacciarono Costa il 18 giugno 2021, è stato condannato in via definitiva a due anni e otto mesi per tentata estorsione pluriaggravata in concorso con Turola (3 anni e 10 mesi in abbreviato); il secondo, accusato della ricettazione della Nissan Qashqai usata da “Zio Vittorio”, dovrà scontare due anni, due mesi e venti giorni. A incastrare Carnago, si legge nelle motivazioni, sono stati alcuni elementi decisivi: la sua impronta digitale sul foglio col codice Iban; il numero di telefono a lui in uso da cui il pomeriggio del 18 partì un messaggio minatorio per Costa (“Fai il bravo, conviene a tutti: è stato solo un avvertimento, la prossima volta ti mandiamo i ragazzi a casa”); l’intercettazione in carcere di un dialogo tra Turola e la moglie, nel corso del quale l’uomo parlò dell’incarico dato al complice di “ricordare” all’imprenditore il “debito” da saldare.

Per quanto riguarda Romeo, la difesa ha sostenuto che il sessantaquattrenne catanese non fosse a conoscenza della “provenienza illecita” della Qashqai, che Boiocchi, a suo dire, gli avrebbe consegnato per “essere aiutato a trovare un acquirente”. Una linea sconfessata dalla Suprema Corte: per i giudici, Romeo “aveva avuto la disponibilità dell’auto” rubata, era consapevole “di tale provenienza delittuosa” e sapeva “che sarebbe stata utilizzata per compiere il tentativo di estorsione”.