Dovrebbe riuscire a tornare a breve negli Usa per essere curato lo statunitense di 29 anni che il 10 maggio ha aggredito una donna di 44 anni nella sua abitazione, in via Washington, tentando anche, secondo l’accusa che fu riconosciuta nell’ordinanza cautelare, di abusare sessualmente di lei. Dopo un primo tentativo di patteggiamento respinto, la difesa, rappresentata dall’avvocato Giorgio Ballabio, nei giorni scorsi è riuscita ad ottenere per il giovane una pena patteggiata di 2 anni, con sospensione condizionale, e convertita in un provvedimento di espulsione. E ora il 29enne, con un passato da giocatore di basket, dal 2016 ricoverato varie volte in reparti di psichiatria negli Stati Uniti, è in attesa di essere espulso e preso in carico dalla famiglia per le cure. "Sono entrato in un edificio perché cercavo la stazione ferroviaria, non ero né ubriaco, né altro. Ricordo di essere entrato in un edificio mentre stavo camminando (...) non ricordo di aver aggredito nessuno, ricordo invece di essere stato io attaccato", aveva messo a verbale il giovane in modo confuso dopo l’arresto. L’accusa di tentata rapina è caduta e sono rimaste quelle di tentata violenza sessuale, lesioni aggravate e violazione di domicilio. Il 2 agosto l’uomo era stato trasferito dal carcere ad una struttura psichiatrica in regime di domiciliari, come aveva deciso il Riesame stabilendo che il giovane al momento di fatti era in preda a disturbi psichici. Poi, il 14 settembre è arrivata, col consenso della Procura, la decisione del gup Rossana Mongiardo con la conversione della pena in espulsione. La vittima dell’aggressione è stata risarcita dall’indagato.
CronacaTentata violenza, espulso negli Usa per le cure