MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Terrorismo, la trasformazione di El Mahdi: l’ex aspirante cuoco "grato all’Italia” che ora inneggiava al martirio

Milano, arrivato in Italia da minore non accompagnato, “era aperto all’Occidente”. Poi la mutazione “improvvisa”, le minacce via social e gli inviti a unirsi al jihad

Milano – “Preparate le vostre teste ad essere tagliate, oh voi che aiutate il diavolo a sussurrare”. Minacce di morte contro “gli infedeli”, foto con in mano il Corano, frasi in cui manifestava la volontà di combattere “a fianco dei fratelli che fanno il Jihad”. Sono alcuni dei messaggi che El Mahdi Tbitbi pubblicava sui suoi profili Facebook e Instagram. Ventisettenne marocchino (compirà 28 anni il prossimo 23 settembre) è stato arrestato ieri mattina dalla polizia per istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo. Era già pronto al viaggio da “mujaheddin” con un biglietto aereo prenotato per il 20 settembre, per la Giordania, da cui poi forse si sarebbe spostato in Arabia Saudita. Arrivato in Italia nel 2011 come minore straniero non accompagnato, con gli anni è passato da un atteggiamento “di totale apertura nei confronti dell’Occidente” a un comportamento opposto. Mutato “improvvisamente” e “senza alcuna apparente ragione” a partire dal 2022. È quanto emerge nell’inchiesta del pm milanese Bruna Albertini e degli agenti della Digos diretti da Antonio Marotta, riportato nell’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Lorenza Pasquinelli.

A sinistra, l'arresto. A destra, una foto di El Mahdi Tbitbi
A sinistra, l'arresto. A destra, una foto di El Mahdi Tbitbi

Il giovane è stato fermato ieri (“ha preso atto, non ha opposto resistenza”, fanno sapere gli inquirenti) mentre si trovava in un centro di accoglienza di Milano dove saltuariamente lavorava come interprete (aveva un permesso di soggiorno per lavoro). In passato si era dato da fare anche in campo edile e nella ristorazione. Scavando, dall’analisi delle banche dati sono emersi precedenti di polizia per detenzione di stupefacenti e per violenza privata, minaccia, danneggiamento e furto aggravato. Il passaggio da un estremo all’altro è evidente soprattutto esaminando i suoi canali social. Per fare un esempio: a novembre del 2020 pubblicizzava un libro (“Liberi”) di cui si dichiarava l’autore, in cui raccontava la sua storia “di extra comunitario emigrato in Italia, senza genitori. Sono grato all’Italia e a tutte le persone incontrate sul mio cammino”. E su Instagram, a settembre del 2019 aveva postato una foto in cui si era fatto immortalare insieme allo chef Davide Oldani che aveva commentato con la didascalia “Con il grande chef”. Di tutt’altro tenore i messaggi pubblicati dal 2022 in avanti (in un selfie, ad aprile di quell’anno, si mostrava con in mano il Corano). Tra gli ultimi, il messaggio “Io sono lo spirito santo e ti comando di entrare nell’Islam”. Una rabbia verso il mondo Occidentale cresciuta con l’acuirsi del conflitto israelo-palestinese.

Le indagini sono partite dopo una denuncia presentata lo scorso dicembre alla Digos dall’ex parlamentare e attuale direttore editoriale del quotidiano Libero, Daniele Capezzone che, dopo aver espresso il suo pensiero in una trasmissione televisiva riguardo al tema del velo islamico, aveva ricevuto messaggi di minacce su Instagram: “Sciacquati la bocca prima di parlar del velo islamico. Volete un paese di putt... Un paese di usa e getta, attenzione userò tutta la tua famiglia per fartelo capire”.

Lo scorso gennaio, il pellegrinaggio religioso a La Mecca. Da marzo, l’escalation verso l’estremismo islamico. In una conversazione intercettata, diceva al padre “mi esploderò, morirei per questa strada perché sono sazio”. La fase di radicalizzazione su Internet era arrivata al culmine con l’invio di deliranti estrapolazioni e interpretazioni di versetti del Corano. Spediva foto e video anche su profili istituzionali: a quello del presidente americano Biden e di Trump. Tra i destinatari pure la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e persino Papa Francesco. Completano il quadro i “like" su post che incentivano la partecipazione al Jihad e che inneggiano al martirio per lo Stato islamico. A preoccupare, in particolare, il contatto virtuale con un connazionale già espulso dall’Italia nel 2017 e a sua volta indagato: lo scorso marzo, due giorni dopo l’attentato rivendicato da Isis-K in Russia, l’uomo aveva postato un versetto della Surah An-Nisa al fine di incentivare a seguire il suo percorso. Conquistando l’apprezzamento di Tbitbi.