MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

"Lascio i soldi ai cani". Anzi no. Ma a Milano il canile comunale punta all’eredità

Palazzo Marino fa una causa in Tribunale per impugnare un lascito contestato dopo l'apparizione di un secondo testamento e ottenere 226mila euro

Cani

Cani

Milano - Sembra la storia di un giallo, con un primo testamento accettato, un secondo che spunta e annulla il primo e una causa in Tribunale per ottenere la nullità del secondo testamento, ritenuto apocrifo. Al centro della storia una signora milanese morta il 19 novembre 2020, che ha lasciato un quarto dei 905 mila euro (circa 226 mila euro) che conservava in banca al Canile comunale di via Aquila, perché amante degli animali.

I fatti. La signora defunta con il primo testamento ritrovato nomina eredi in parti uguali del suo patrimonio mobiliare la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, la Fondazione Opere San Francesco, l’Associazione Lega del Filo D’Oro e il Canile comunale. Anzi no. Il 26 agosto 2021 l’esecutore testamentario comunica che il notaio ha proceduto alla pubblicazione e al deposito, il 9 aprile 2021, di un altro testamento olografo, un documento datato 26 agosto 2020, con cui la “de cuius’’ nomina quale unico erede una sola persona.

Primo testamento da dimenticare? Non proprio. Gli enti nominati coeredi nel primo testamento del 23 agosto 2019, tra cui il Comune di Milano, proprietario del canile, dubitano dell’autenticità del secondo testamento e chiedono a un esperto consulente di svolgere indagini grafologiche. Con una perizia del 28 gennaio 2022, il consulente conclude l’indagine ritenendo, con il massimo grado di confidenza tecnica, che il testamento del 26 agosto 2020 non sia autentico. Un falso. Un imbroglio.

A quel punto gli enti nominati coeredi nel primo testamento prendono contatti con gli istituti di credito presso i quali risultava depositato l’intero asse ereditario – i 905 mila euro – al fine di evitare la liquidazione in favore della persona nominata erede nel secondo testamento. Ma gli istituti replicano che, in assenza di provvedimenti dell’autorità giudiziaria, non ritengono sussistenti gli elementi che impediscono la liquidazione in favore dell’unico erede spuntato nel secondo testamento.

Che fare? Il direttore dell’Area Supporto giuridico-amministrativo e Tutela Animali del Comune, esaminati gli atti d’ufficio, chiede all’Avvocatura comunale di agire al fine di tutelare gli interessi di Palazzo Marino. Sì, perché, a seguito di affidamento dell’incarico di indagine grafologica volta a valutare l’autenticità o meno del testamento olografo del 26 agosto 2020, emerge che il documento è apocrifo. Da qui l’azione giudiziaria del Comune per impugnare il secondo testamento, ottenerne la nullità e incassare i 226 mila euro, tutti soldi da investire nel Canile di via Aquila.