L’imprenditore piemontese Marco Di Nunzio, che sostiene di essere tra gli eredi di Silvio Berlusconi per via di un testamento sottoscritto in Colombia poco più di due anni fa, è indagato dalla Procura di Milano. La pm Roberta Amadeo e il procuratore Marcello Viola, titolari del fascicolo, dallo scorso luglio hanno iscritto Di Nunzio per falsità in testamento (art. 491 codice penale) in seguito a una segnalazione delle autorità diplomatiche colombiane. Di Nunzio, subito dopo la morte del leader di Forza Italia avrebbe cercato, senza riuscirvi, di fare pubblicare a Milano, attraverso l’ordine notarile e il notaio della famiglia Berlusconi (parte lesa nell’indagine), l’integrazione di quello che lui dice essere un “testamento speciale“ con cui il Cavaliere lo avrebbe designato tra i suoi eredi: a suo dire, gli avrebbe lasciato il 2% delle quote di Fininvest, 26 milioni di euro, tutte le azioni della società proprietaria delle ville ad Antigua, la nave "Principessa VaiVia" e anche le altre imbarcazioni. Dopo il tentativo andato a vuoto di farlo pubblicare a Milano - è una delle circostanze che radica la competenza nel capoluogo lombardo, assieme ai riflessi milanesi delle eventuali conseguenze del fatto "commesso al fine di recare a sé o ad altri un vantaggio" -, lo scorso 3 ottobre il testamento è stato depositato e pubblicato dall’imprenditore torinese 55enne presso uno studio notarile di Napoli. Si tratta di un atto su cui sono in corso accertamenti in quanto inquirenti e investigatori ritengono sia stato falsificato.
La Procura di Milano, che sta indagando sulla vicenda del testamento colombiano di Silvio Berlusconi, sta valutando anche le ipotesi di truffa e tentata estorsione nei confronti dell’imprenditore piemontese Marco Di Nunzio, già iscritto nel registro degli indagati in quanto, secondo l’accusa, avrebbe falsificato l’atto. Nell’indagine si è resa necessaria una rogatoria in Colombia per acquisire l’originale del testamento che Di Nunzio asserisce essere dell’ex premier e altri documenti. Il fascicolo è stato aperto qualche mese fa in seguito a una segnalazione dell’allora ambasciatore italiano a Bogotà, Gherardo Amaduzzi, datata 22 giugno e finita sul tavolo del procuratore 6 giorni dopo. Il diplomatico avvertiva la magistratura che Di Nunzio aveva inoltrato una diffida testamentaria, aveva chiesto la pubblicazione anche in Italia del testamento olografo, a dire dell’imprenditore, sottoscritto dal Cavaliere a Cartagena davanti a Margarita Rosa Jimenez Najera il 21 settembre 2021 e "postillato" dalla Cancelleria del ministero degli Esteri colombiano. I familiari del leader di Forza Italia, tramite i loro legali, hanno fatto sapere di avere le prove che Berlusconi, nei giorni in cui Di Nunzio, ora indagato solo per falsificazione di testamento, fa risalire la firma dell’atto, non fosse in Colombia ed escludono che l’ex premier, morto a giugno, abbia mai conosciuto o avuto rapporti di qualsiasi genere con il 55enne di Torino che risiede nel paese del Sudamericano.
mail: anna.giorgi@ilgiorno.net