MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Ospedale Sacco, anziana dona 50mila euro ai bimbi malati: "Era il sogno di mio fratello"

La grandezza del gesto sta nel fatto che il dono non è arrivato da una famiglia benestante, che di quel patrimonio avrebbe potuto tenerne una parte per affrontare spese quotidiane

Il centro di ricerca dell'ospedale Sacco (Newpress)

Il centro di ricerca dell'ospedale Sacco (Newpress)

Milano, 27 dicembre 2016 - Era il sogno di suo fratello: aiutare i medici impegnati a curare i bambini. Continuava a ripeterlo quando era in vita e ha voluto riportarlo sul suo testamento, nero su bianco: destinare soldi per la ricerca in ambito pediatrico. Il cuore di Alessandra Borghi, 91enne di Saronno, ha fatto il resto. Quando è venuto a mancare il fratello si è subito data da fare per rispettare la sua volontà. E ha scelto di donare 50mila euro al Centro di ricerca pediatrica dell’ospedale Sacco, gestito insieme al Buzzi e all’Università Statale, inaugurato lo scorso 30 settembre. La grandezza del gesto sta nel fatto che il dono è arrivato da una famiglia non benestante, che di quel patrimonio avrebbe potuto tenerne una parte per affrontare spese quotidiane, pagare mutui o anche solo arrivare a fine mese con più serenità. «Siamo grati alla signora Borghi – sottolinea Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della Pediatria al Sacco-Buzzi e responsabile scientifico del Centro di ricerca pediatrico – per aver scelto noi. Il denaro sarà destinato a borse di studio per giovani ricercatori».

Una volta letto il testamento, la 91enne si è affidata a un cugino per cercare il posto più adatto, una struttura in cui il bene lasciato da suo fratello potrà moltiplicarsi. «Il cugino si è informato – spiega Zuccotti – e ha scelto il nostro progetto. Noi siamo onorati e molto contenti. Queste persone, poi, addirittura si sono scusate perché avrebbero voluto donare i soldi in tempi più rapidi ma sono incappati in difficoltà burocratiche». Il lieto fine è arrivato qualche giorno prima di Natale. Un regalo splendido e inatteso.

Una boccata d’ossigeno per il Centro di ricerca pediatrica che si chiama «Romeo ed Enrica Invernizzi» perché pagato dalla Fondazione creata 25 anni fa dai coniugi con la loro intera eredità. Dalla Fondazione sono arrivati 12 milioni per i primi 5 anni di start-up del centro «che poi dovrà camminare sulle sue gambe», sottolineava Zuccotti il giorno dell’inaugurazione. Cuore del progetto è la ricerca dedicata a prevenire, curare e sconfiggere le malattie dei bambini. Primo di quattro filoni su cui il Centro Invernizzi inizierà l’attività riguarda il diabete mellito di tipo 1. Un altro riguarda la medicina rigenerativa, farmacocinetica farmacogenetica, per sviluppare terapie innovative e trasversali a una quantità di malattie, comuni e rare. Poi c’è la «piattaforma di epidemiologia genomica», prima del genere in Italia, che traccerà infezioni ospedaliere e studierà batteri resistenti per creare nuovi antibiotici. Ora, a fianco della ricerca, c’è una nuova famiglia benefattrice.