ANDREA GIANNI
Cronaca

Torre dei Moro, la sentenza. Cronaca di una tragedia sfiorata: "Omissioni e atti falsi dal 2007"

Dalle pratiche modificate a mano ai certificati antincendio dell’Istituto Giordano non validi. Due vigili del fuoco prosciolti: hanno valutato documenti lacunosi, mancavano perfino i prospetti.

Torre dei Moro, la sentenza. Cronaca di una tragedia sfiorata: "Omissioni e atti falsi dal 2007"

Nel primo "progetto di prevenzione incendi" depositato nel 2007, "le ’vele’ non erano state affatto menzionate". Poi, nel 2009, nelle pratiche depositate in Comune, "la modifica dei pannelli delle finiture delle vele da fibrocemento ad alluminio viene inserita con una correzione apposta manualmente priva di firma e data". Una serie di "omissioni e passaggi equivoci" che caratterizzeranno tutto l’iter delle autorizzazioni paesaggistiche e pratiche edilizie per la costruzione della Torre dei Moro in via Antonini, distrutta il 29 agosto 2021 da un rogo che fortunatamente non ha provocato vittime. Irregolarità evidenziate dalla gup di Milano Ileana Ramundo, nelle motivazioni del "non luogo a procedere" di quattro imputati: due vigili del fuoco che si occuparono della verifica di conformità dell’immobile alle norme di sicurezza antincendio, l’allora responsabile dell’ufficio acquisti della Zambonini spa e un geometra dipendente della Moro Costruzioni.

Sono stati prosciolti perché "gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna", mentre invece sono stati rinviati a giudizio altri 13 imputati: tra loro i responsabili delle società che hanno costruito l’edificio e dell’azienda spagnola Alucoil che ha prodotto i pannelli Larson usati nelle facciate "a vela" e che, stando alle indagini della pm Marina Petruzzella, erano "altamente infiammabili", scelti per risparmiare sui costi di costruzione. La gup, nelle motivazioni della sentenza, evidenzia che la "procedura di certificazione presenta non poche criticità" già dal 2007, nell’ambito del progetto realizzato dalla Moro Costruzioni per conto della committente Polo Srl. "Il pannello prescelto Larson Pe non aveva nessuna certificazione normativa europea ma unicamente due certificazioni secondo normative locali/nazionali", scrive la gup. I pannelli, inoltre, "non aderivano all’edificio in muratura" e anche questo avrebbe determinato la propagazione dell’incendio. Le prove di reazione al fuoco e le certificazioni rilasciate dall’Istituto Giordano il 3 agosto 2009 sarebbero connotate inoltre da "invalidità" proprio perché "dei pannelli Larson Pe si è fatto un impiego diverso da quello che è stato riferito all’Istituto Giordano".

Il certificato di reazione al fuoco, infatti, "era stato emesso con impiego previso rivestimento parete e posa applicato su supporto incombustibile". Gravi irregolarità che sono tra gli elementi che hanno portato al rinvio a giudizio degli imputati. I quattro prosciolti, invece, nello loro funzioni non avrebbero "partecipato" a una procedura che "presenta non poche criticità". I due vigili del fuoco, in particolare, si sono occupati della pratica con in mano elementi incompleti e lacunosi, anche perché "sul progetto sottoposto all’approvazione" mancava perfino "la produzione dei prospetti" del fabbricato. "Ci hanno venduto appartamenti con la garanzia di materiali resistenti al fuoco – spiega Mirko Berti, uno dei condomini – cosa che si è rivelata falsa. Abbiamo vissuto dentro 14 tonnellate di polietilene a nostra insaputa, oltre ai gravi errori di costruzione dettati sempre da un risparmio dei costi sulla nostra pelle".