REDAZIONE MILANO

Tra stipendi stagnanti e affitti che volano: "Milano non è una città per chi lavora"

A Milano, i prezzi delle abitazioni crescono 3 volte più velocemente dei redditi e delle retribuzioni, con una crescita del 41% dal 2015 al 2021. Le retribuzioni degli operai e impiegati sono aumentate solo del 3% e 7%. Una situazione di contraddizione per la città.

Il 34% di contribuenti che abitano a Milano dichiara un reddito lordo inferiore a 15.000 euro l’anno. Ma nel periodo 2015-2021 i prezzi medi delle abitazioni sono cresciuti del 41%, gli affitti medi del 22% e la retribuzione media di operai e impiegati è cresciuta rispettivamente solo del 3% e 7%. "Una città che prende più di quello che riesce a dare: questa è la contraddizione che rischia di vivere Milano": a scattare la radiografia è il primo report dell’Osservatorio Casa Abbordabile promosso da Ccl, Delta Ecopolis in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. A coordinare la ricerca è Massimo

Bricocoli, professore di Politiche Urbane e Housing e direttore Dastu Politecnico di Milano con Marco Peverini, assegnista di ricerca Dastu e col supporto di un comitato di esperti interdisciplinare e internazionale. I prezzi delle abitazioni crescono tre volte più rapidamente di redditi e retribuzioni, gli affitti quasi due volte più rapidamente. Ma se guardiamo alle retribuzioni stagnanti delle categorie medio-basse, nella classificazione Inps denominate “operai” (in media 1.410 euro di retribuzione mensile lorda) e “impiegati” (in media 2.435 euro), che insieme rappresentano il 61% dei lavoratori milanesi, i prezzi di acquisto crescono ben 13,6 volte più velocemente delle retribuzioni degli “operai” e 5,8 volte di quelle degli “impiegati”; i canoni di locazione crescono rispettivamente 7,3 e 3,1 volte più velocemente.