Milano – Condanna a sei anni e otto mesi per Umberto Cirelli, 57 anni, ritenuto dagli inquirenti capo di un clan familiare che aveva trasformato un campo nomadi in via Bonfadini, periferia sud est, in una maxi discarica abusiva di rifiuti.
Secondo i sostituti procuratori Francesco De Tommasi e Sara Ombra, coordinati da Alessandra Dolci, a capo della Direzione distrettuale antimafia (Dda) che hanno coordinato i vigili nell’inchiesta "Rifiuti preziosi", in soli sei mesi nell’area del campo di pertinenza dei Cirelli ci sarebbe stato uno sversamento di 800 tonnellate di materiali vari, al prezzo medio di circa 500 euro a tonnellata (per i resti ferrosi).
Un traffico gestito con "metodi mafiosi" (Umberto Cirelli avrebbe intimidito una ditta che pretendeva di scaricare rifiuti nella zona senza il suo via libera) che, da quanto emerge dall’inchiesta, andava avanti da anni, insieme a un giro di cocaina. A ottenere profitto dallo smaltimento illecito dei rifiuti erano diversi imprenditori edili che facevano ricorso all’organizzazione criminale del campo per risparmiare sul servizio regolare.
E portavano in via Bonfadini camion pieni di materiali di scarto. Ad emettere la sentenza è stata l’ottava sezione penale del Tribunale che lo ha riconosciuto colpevole delle contestazioni sul traffico illecito di rifiuti e di un caso di estorsione.
La procura aveva chiesto per Cirelli, difeso dall’avvocato Edoardo Lorenzo Rossi, 18 anni di carcere. Il campo venne sgomberato nel maggio dello scorso anno dopo oltre 40 anni: era l’obiettivo dell’indagine della Polizia locale che portò sempre un anno fa ad un’ordinanza a carico di 33 persone, tra cui Cirelli, assolto "per non aver commesso il fatto" da una serie di imputazioni tra cui quelle relative allo spaccio di droga. Un altro imputato è stato condannato a 1 anno e 2 mesi e un altro ancora assolto.
Parti civili anche Metropolitana Milanese e Calcestruzzi spa ai quali i giudici (presidente del collegio Zamagni) hanno riconosciuto provvisionali di risarcimento. An.Gi.