Milano, 3 maggio 2023 – Quaranta persone sono state arrestate per aver creato un traffico di droga che dalla Lombardia aveva diramazioni internazionali. L’operazione, chiamata “Money Delivery”, ha sgomitato due diverse associazioni criminali, la prima con base a Milano e la seconda che operava tra Lombardia e Nord Europa. La rete criminale riusciva a importare camion pieni di cocaina, marijuana e droghe sintetiche dall’Olanda per distribuirla poi sul territorio lombardo.
Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) e gli arresti operati dalla Guardia di finanza milanese. Centinaia di agenti hanno eseguito perquisizioni e sequestri su tutto il territorio nazionale anche grazie al supporto di unità aeree. Complessivamente, ha detto il procuratore di Milano Marcello Viola, gli inquirenti hanno “accertato l'importazione dal Nord Europa di circa 645 chili di cocaina, 240 chili di hashish e 30 chili di ketamina”.
Camorristi e ‘ndranghetisti
Questa inchiesta si intreccia con un’altra, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che ha portato complessivamente all’arresto di oltre 108 persone per traffico di stupefacenti, tra cui diversi esponenti della ‘ndrangheta e della Camorra.
Tra gli arresti effettuati dai finanzieri lombardi ci sono anche Bartolo Bruzzaniti, che deteneva “storicamente l'esclusiva per la distribuzione” della droga destinata alla 'ndrangheta in Lombardia, e Raffaele Imperiale, il cosiddetto broker della camorra nonché uno dei più importanti narcotrafficanti del mondo arrestato tempo fa da latitante.
Bruzzaniti, secondo le indagini, avrebbe acquistato i carichi di droga da Imperiale e dall'altro presunto broker Bruno Carbone per rifornire i clan del Milanese. La cosiddetta “associazione lombarda” della droga al centro dell'indagine sarebbe stata composta da molte persone “diretta espressione” della ‘ndrangheta.
Le due reti di spaccio
Il procuratore ha spiegato che le due distinte associazioni distribuivano la droga prevalentemente nel territorio lombardo, “l'una, di carattere sovraordinato, stanziata in Lombardia con proiezione nazionale, si approvvigiona tramite broker internazionali di origine campana di assai rilevanti quantità di stupefacenti importate dall'Olanda, da rivendere ad altri gruppi criminali dislocati in diverse aree del territorio nazionale; l'altra, invece, con base logistica nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro”.
Trentotto persone sono finite in carcere e per due, invece, è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono tutti indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel corso delle indagini sono emersi anche “collegamenti con altre indagini condotte dalle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Genova e coordinate a livello nazionale dalla Direzione nazionale antimafia antiterrorismo”.
La droga in Lombardia
La Lombardia è il primo mercato nazionale del traffico di stupefacenti. Qui viene sequestrato un sesto della droga intercettata in Italia e si regista la maggiore incidenza di minorenni e di stranieri segnalati per spaccio. Con queste premesse non sorprende che sia la prima regione per numero di tossicodipendenti in cura (quasi 19 mila).
La Lombardia, in particolare, sembra avere un problema con la cocaina (una delle più comuni e potenti sostanze stimolanti). Circa 120 mila lombardi fanno uso di cocaina (1 su 50) e tra i giovani, in particolare, la diffusione ha superato quello dell’eroina. A livello nazionale e locale, il giro è controllato prevalentemente dalla ‘ndrangheta.
L’organizzazione mafiosa calabrese è in ascesa da oltre un decennio: è l’unica mafia al mondo presente in cinque continenti, controlla i maggiori depositi di stoccaggio di droga d’Europa ed è la più influente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America. In Lombardia, è stata accertata la presenza di decine di cosche – ‘ndrine in gergo – e da molto tempo non si parla più di infiltrazione mafiosa, ma di radicamento.
L’indagine, dall’Olanda ai calabresi
L’indagine che poi ha portato agli arresti milanesi è stata avviata dalla Procura calabrese nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l'Italia e la Polizia federale belga, che stava investigando su alcuni soggetti riferibili alla cosca “Nirta” di San Luca di Reggio Calabria attiva a Genk, città belga non lontana da Bruxelles. Le investigazioni si sono orientate inizialmente verso la famiglia “Strangio fracascia” di San Luca e poi sono state progressivamente estese a diverse famiglie del medesimo centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco.
Nel tempo gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’organizzazione interna delle reti criminali ed a raccogliere prove riguardo numerosi reati legati all’acquisto di grosse quantità di cocaina per il mercato locale (non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori), di detenzione e porto di armi da guerra e infine di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali – sia in Italia che all'estero – in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.
“Imponente narcotraffico a Milano”
L’inchiesta milanese antidroga "Money delivery", secondo Viola, testimonia “l'imponente entità del narcotraffico nel territorio milanese in cui c'è un elevato incrocio tra domanda e offerta. Un mercato che non ha flessioni e continua a espandersi con droghe finora poco conosciute”.
“Milano è il centro nevralgico della cocaina e delle droghe sintetiche, nel primo caso la fonte di approvvigionamento fa capo ai calabresi: chi si vuole occupare del business della cocaina deve stringere accordi con le famiglie calabresi" legate alla ‘ndrangheta, ha concluso Alssandra Dolci, coordinatrice della Dda di Milano.