NICOLA PALMA
Cronaca

I soldi sulla pelle dei migranti, dieci fermati a Milano: 6mila euro a testa per arrivare in Italia

I "facilitatori" in città, il tariffario e il trasferimento di soldi con il metodo hawala: ecco come funzionava la rete. “Agivano come vere e proprie agenzie di viaggio”

Milano – I soldi sulla pelle dei migranti. Fino a 6mila euro a testa per arrivare in Italia. Viaggi organizzati via mare sulle rotte del Mediterraneo e via terra sulla rotta balcanica. Il metodo hawala per il trasferimento dei soldi, con una famiglia di stanza a Milano specializzata nella gestione dei pagamenti a distanza. All'alba di mercoledì 16 ottobre, gli agenti della Squadra mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito dieci provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti cittadini egiziani, indagati a vario titolo per associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed esercizio abusivo dell’attività creditizia.

L'inchiesta

L’attività d’indagine degli specialisti di via Fatebenefratelli, coordinati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Giovanni Calagna, e dei colleghi del Servizio centrale operativo, con il supporto di Europol nell’ambito dell’Operational Task Force Mediterraneo, ha consentito di raccogliere indizi sulla presenza a Milano di un'organizzazione criminale che si occupava di gestire il trasferimento illegale di migranti, sempre di nazionalità egiziana, sul territorio nazionale e su quello di altri Paesi europei, tramite imbarcazioni salpate dalle coste libiche.

Un anno di indagine

Gli accertamenti investigativi, scattati nel luglio 2023, "hanno evidenziato la presenza di una cellula milanese inserita in un più ampio network criminale internazionale, con ramificazioni in Egitto, Libia e altri Paesi europei, operante su due fronti: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di cittadini di nazionalità egiziana e il connesso esercizio abusivo di attività di prestazione di servizi di pagamento", si legge in una nota della Questura.

La rete dalla Libia alla Lombardia

In tale ambito, sono emerse figure che, vantando specifica esperienza e collegamenti internazionali, hanno dato vita a una consolidata rete di contatti tra referenti operanti in Nord Africa e in Europa. È stata documentata, infatti, l’operatività di persone dedite alla gestione di cosiddette "safe house" presenti in Libia, al reperimento di beni necessari alla gestione dei migranti durante i mesi di permanenza in territorio libico (cibo, acqua, telefoni, satellitari, schede telefoniche), alla raccolta del denaro per il pagamento delle varie tratte e all'ndividuazione delle imbarcazioni utilizzate per attraversare il Mediterraneo.

Come agiva l'organizzazione

Il consolidato modus operandi adottato dal sodalizio criminale ha seguito un preciso schema operativo, stando a quanto ricostruito dalla polizia: i migranti, dopo aver concordato dall’Egitto la partenza, versavano gli importi imposti ai "facilitatori" presenti a Milano; successivamente venivano spostati in Libia attraverso il confine egiziano da altri membri dell'organizzazione presenti all’estero; giunti in territorio libico, i migranti venivano presi in consegna dai "facilitatori" libici e collocati nelle safe house dislocate in varie località in attesa di partire.

"Come un'agenzia di viaggio"

Durante tale attesa, che è spesso durata anche diversi mesi, talvolta anche in condizioni degradanti, alcuni migranti sono stati anche costretti a improvvisi trasferimenti, per sottrarsi ai crescenti controlli delle autorità libiche finalizzati a contrastare le partenze illegali da quel territorio. Dopo aver raggiunto l’Europa, in particolare la Grecia o l’Italia, su imbarcazioni non sempre in grado di sostenere la traversata, gli indagati si sono talvolta adoperati per far ottenere ai migranti irregolari permessi di soggiorno o per garantire il trasferimento da Milano ad altre città. "Per quanto concerne, invece, i facilitatori presenti in Nord Africa, soprattutto Egitto e Libia, è stato accertato che costoro hanno agito come vere e proprie agenzie di viaggio, procacciando i migranti, concordando il prezzo e organizzando il trasferimento fino alla destinazione finale in Europa", la ricostruzione delle indagini. Sono almeno otto le traversate via mare ricondotte agli indagati, di cui una approdata a Lampedusa, una a Civitavecchia e cinque sulle coste greche; un ulteriore viaggio, diretto verso le coste italiane, si è concluso con un'attività di soccorso, dopo che l’imbarcazione è risultata non più governabile e quindi essere finita alla deriva.

Le tariffe dei trafficanti

Le proiezioni del sodalizio in Grecia hanno permesso allo stesso di avviare anche la gestione di alcuni trasferimenti attraverso la rotta balcanica, per far fronte al crescente contrasto a quella marittima. Il traffico di ogni singolo migrante diretto verso l’Italia ha portato all’organizzazione un introito oscillante tra i 4.000 e i 6.000 euro, perlopiù versati da parenti o amici. La rotta attraverso la Grecia ha comportato per i migranti, invece, il pagamento di una cifra compresa tra i 3.000 e i 5.000 euro.Per il pagamento della somma pattuita è stato ancora una volta utilizzato il consolidato metodo "fiduciario" conosciuto come “hawala”, grazie alla presenza,a Milano di un nucleo familiare specializzato nel citato trasferimento di denaro.

L'hawala è un sistema di trasferimento di denaro informale, basato sulla fiducia, in cui privati si accordano con altri privati e in cui il sovrapprezzo alla transazione, cioè la provvista che viene trattenuta dagli hawaladar, è in genere più alto di quello richiesto dalle società che legalmente si occupano di tali attività di trasferimento di denaro contante. Oltre a Milano, l'operazione ha coinvolto anche altre province (Firenze, Asti, La Spezia e Pavia), dove sono stati rintracciati alcuni degli indagati destinatari del provvedimento di fermo.