GIULIA BONEZZI; NICOLA PALMA
Cronaca

Tragedia a Milano, la furia omicida di Bilel Kobaa e la morte di Yuri Urizio

Una tragedia sconvolgente a Milano: Yuri Urizio, 23 anni, muore dopo due giorni di lotta in ospedale. Il sindaco Giuseppe Sala promette di rafforzare la sicurezza della città, dopo che un testimone ha assistito all'omicidio tentato da Bilel Kobaa. Una tragedia che non può essere ignorata.

Tragedia a Milano, la furia omicida di Bilel Kobaa e la morte di Yuri Urizio

Tragedia a Milano, la furia omicida di Bilel Kobaa e la morte di Yuri Urizio

di Giulia Bonezzi e Nicola Palma

MILANO

"Notavo due uomini a terra che stavano avendo una colluttazione. Più precisamente, vedevo un uomo di carnagione olivastra, corporatura robusta, di circa 30 anni, indossante una maglietta a righe e pantaloni rossi, il quale si trovava disteso con il proprio corpo sopra un altro uomo di origine caucasina di circa 25 anni, capelli chiari corti, indossante un jeans e una t-shirt scura. In tale fase, l’uomo di carnagione olivastra stringeva con forza il collo del ragazzo caucasico, fino a fargli perdere i sensi. A questo punto decidevo di intervenire intimando al ragazzo di carnagione olivastra di lasciare la presa".

L’assurda fine di Yuri Urizio nelle parole del testimone J.P., il primo a intervenire per fermare la furia omicida di Bilel Kobaa (o Bilel Cubaa con un altro alias) e richiamare l’attenzione della Volante Duomo 1° turno. Il ventitreenne comasco, che da due anni si era trasferito in via Meda a casa della madre e che avrebbe festeggiato il ventiquattresimo compleanno il 30 ottobre, ha lottato per due giorni al Policlinico. Ieri pomeriggio si è arreso: al termine delle sei ore previste dalla procedura per la valutazione dell’attività cerebrale, i medici ne hanno dichiarato il decesso. Negli stessi minuti, il gip Angela Minerva ha convalidato l’arresto per tentato omicidio di Kobaa – eseguito dagli agenti guidati dal dirigente Giuseppe Schettino e dalla funzionaria Annalisa Stefani e coordinati dal pm Luca Poniz – e disposto la misura cautelare del carcere. Un provvedimento tragicamente superato dagli eventi: il decesso di Yuri ha tramutato l’accusa in omicidio.

La ricostruzione del raid senza un perché ci riporta alle 3.51 di tre giorni fa. Una telecamera inquadra il marciapiedi all’incrocio tra viale Gorizia e l’Alzaia Naviglio Pavese, di fronte alla Darsena: lì ci sono Yuri, Kobaa e una donna non ancora identificata; non c’è alcuna animosità, niente che possa far prevedere quello che stava per succedere. Poi l’occhio elettronico basculante, di quelli che ruotano a intervalli regolari, gira dalla parte opposta. Un minuto dopo, il punto torna a fuoco. Tutto è cambiato: la donna misteriosa, che Kobaa descriverà come un’ucraina che passa le notti nella zona e chiede soldi in cambio di cioccolata, si allontana tranquilla verso piazza XXIV Maggio; il tunisino è già addosso a Yuri, gli stringe il collo con le braccia. Alle 3.55 compare sulla scena J.P., ma il ventottenne mollerà la presa solo alle 3.59, quando il passante richiama l’attenzione degli agenti: Yuri non mostra segni di reazione, le gambe non si muovono più; ha il volto completamente coperto di sangue e varie tumefazioni, ma respira ancora. Pochi secondi dopo, però, va in arresto cardiaco: il capo equipaggio se ne accorge immediatamente e si china sul ragazzo per rianimarlo, alternandosi con K.G. che si è avvicinato qualificandosi come paramedico. Nel frattempo, l’altro poliziotto ammanetta Kobaa e lo fa sedere in macchina. Il tunisino senza documenti, che dice di essere in attesa di una risposta dalla Questura di Verona sulla richiesta di protezione internazionale e di avere una sorella residente nell’hinterland, assicura di aver fermato l’autore di una rapina: sostiene che Yuri avrebbe strappato i soldi dalle mani della donna misteriosa (non ancora rintracciata) e che lui lo avrebbe colpito e immobilizzato per bloccarne la fuga. Una versione che per il giudice è smentita dalle immagini, che non danno conto di alcuna seppur minima giustificazione di quell’esplosione di violenza.

"Una tragedia di cui non possiamo che essere addolorati", le prime parole del sindaco Giuseppe Sala –. Sto cercando di preparare qualche misura e ipotesi di lavoro". Obiettivo: "rafforzare" la sicurezza. Del resto, ha aggiunto, "non è più un tema di definire dove sicurezza e insicurezza siano percepite o siano reali, ma è un problema vero". Quindi, "dobbiamo sentire la responsabilità e di fronte a quella che è la situazione dobbiamo intensificare il nostro impegno".