REDAZIONE MILANO

Trapiantati 7 organi nuovi in 24 ore: perché quella del Niguarda è stata una impresa straordinaria

Le sale operatorie dell’ospedale milanese hanno lavorato non-stop e gli specialisti della Cardiochirurgia e della Chirurgia Generale e dei Trapianti si sono avvicendati in una vera e propria maratona

Il Niguarda è uno dei primi ospedali in Italia per numero di trapianti: 7.500 in 51 anni (foto di repertorio)

Il Niguarda è uno dei primi ospedali in Italia per numero di trapianti (foto di repertorio)

Milano – In un singolo giorno diverse equipe di chirurghi hanno trapiantato in successione 3 cuori, 3 fegati e 1 rene su 7 diversi pazienti. Il Niguarda di Milano è stato al centro di una vera e propria 'staffetta per la vita'. Le sale operatorie hanno lavorato non-stop per oltre 24 ore consecutive, e gli specialisti della Cardiochirurgia e della Chirurgia Generale e dei Trapianti si sono avvicendati in una vera e propria maratona. Una situazione che segna un primato a livello italiano e che conferma Niguarda come centro di riferimento internazionale per l’attività trapiantologica.

Il 19 novembre: la giornata record del Niguarda

La giornata record è iniziata alle 6.35 del 19 novembre, quando è partito il primo trapianto di fegato, e si è conclusa nella mattinata successiva, quando è terminato il trapianto di rene. Tutti e 7 i trapianti sono stati resi possibili dalle equipe chirurgiche, anestesiologiche e infermieristiche, così come dagli operatori sanitari e tecnici e dai numerosi specialisti che hanno seguito il percorso di ricovero e cura di ogni paziente, in un'ottica multidisciplinare: epatologi, cardiologi, nefrologi, oncologi, radiologi e anatomopatologi.

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Un’impresa straordinaria

"Ogni anno effettuiamo 400 trapianti d'organo - spiega Alberto Zoli, direttore generale dell'Ospedale Niguarda di Milano -: significa che in media ne viene fatto uno al giorno, festivi compresi. E questo dato, da solo, ci colloca già al vertice per numero di interventi a livello italiano. Essere in grado di trapiantare in successione 7 diversi organi nell'arco di una singola giornata è invece qualcosa di straordinario, possibile solo in un Ospedale capace di affrontare le più grandi complessità. Ogni singolo intervento ha bisogno di un grande sforzo logistico, organizzativo, chirurgico e clinico, e coinvolge diverse decine di persone. Tutto ciò è quindi realizzabile solo con le giuste professionalità e con un grande lavoro di squadra. Ancora una volta Niguarda ha saputo valorizzare la donazione degli organi in modo da dare ai pazienti una nuova speranza di vita".

Gli interventi

"Due di questi interventi hanno avuto ulteriori elementi straordinari - racconta Andrea Lauterio, direttore facente funzione della Chirurgia Generale e dei Trapianti dell'Ospedale Niguarda di Milano -. Uno di questi trapianti è stato infatti possibile grazie all'utilizzo di un organo prelevato da un donatore pediatrico, che è stato poi trapiantato in un ricevente adulto: una situazione senz'altro peculiare, che è stata resa possibile grazie alla grande esperienza del nostro centro e alla piena compatibilità tra donatore e ricevente. Nelle stesse ore un altro paziente con insufficienza renale cronica allo stadio terminale e in emodialisi è stato sottoposto a trapianto di rene, quest'ultimo prelevato da un donatore a cuore fermo, definito DCD. Tutti gli organi sono stati conservati e preservati grazie a speciali macchine da perfusione, il che ci ha permesso di mantenere la loro piena funzionalità fino all'inizio dei vari interventi chirurgici e al loro trapianto".

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Tre cuori: una speranza per tre pazienti nello stesso giorno

Nel frattempo, nel corso delle stesse 24 ore, Claudio Russo e i suoi cardiochirurghi affrontavano nelle sale operatorie adiacenti 3 diversi trapianti di cuore in successione: anche uno di questi tre organi donati proveniva da un donatore a cuore fermo. "Il primo paziente - spiega Russo, direttore della Cardiochirurgia e Trapianto del Cuore dell'Ospedale Niguarda di Milano - era in lista d'attesa a causa di una patologia valvolare e una cardiomiopatia che aveva progressivamente compromesso le sue funzioni cardiache. Il secondo paziente aveva invece avuto danni estesi in seguito a un infarto, mentre il terzo aveva una cardiomiopatia primitiva che portava il suo cuore a perdere sempre più forza, e che lo ha costretto a un lungo ricovero in Unità Coronarica. Tutti loro hanno trovato un cuore nuovo nello stesso giorno, e per ciascuno di loro ciò ha significato una nuova speranza per delle patologie che non avevano altre possibilità di cura".