Legnano, 25 settembre 2019 - La procedura salvavita è scattata nel cuore della notte: il medico che stava operando la bambina ha richiesto al pm di turno della Procura dei minori l’autorizzazione a effettuare una trasfusione di sangue, contro la volontà dei genitori della minore, entrambi testimoni di Geova. La storia, che ancora una volta accende i riflettori sull’eterno conflitto tra procedure mediche, convinzioni religiose e tutela dei minori, è avvenuta ieri notte all’ospedale di Legnano: stando alle informazioni a nostra disposizione, la bimba finita sotto i ferri, di circa nove mesi, ha superato la fase critica.
Tutto inizia lunedì mattina, quando la piccola cade in casa e prende una botta in testa. Non sembra nulla di grave, ma nel pomeriggio lo scenario cambia: la bambina inizia ad accusare conati di vomito e a sentirsi male. A quel punto, i genitori, italiani sulla quarantina, e fedeli del movimento restaurazionista che pratica il Cristianesimo del I secolo, decidono di portare la figlia all’ospedale di Gallarate per una visita di controllo. Alla piccola viene diagnosticata una commozione cerebrale, con un coagulo di sangue alla testa che va rimosso nel più breve tempo possibile per evitare ulteriori complicazioni.
La bimba viene trasferita d’urgenza all’ospedale di Legnano per essere sottoposta a un intervento chirurgico alla testa. A un certo punto dell’operazione, si rende necessaria una trasfusione di sangue. I genitori si oppongono immediatamente: la loro religione, infatti, impone di «astenersi dal sangue», in rispetto del comando biblico che, secondo i Testimoni di Geova, compare in diversi libri dell’Antico e del Nuovo Testamento (Genesi e Levitico in particolare). I medici insistono con la richiesta: quella trasfusione di sangue è indispensabile per garantire il buon esito dell’intervento e di conseguenza la salute della bambina.
La situazione diventa sempre più tesa, tanto che in ospedale, alle tre di notte, arrivano anche i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Legnano per riportare la calma e ricostruire quanto accaduto. Il personale sanitario contatta la Procura presso il Tribunale dei minorenni di Milano per ottenere il via libera al trattamento medico, che passa inevitabilmente da una limitazione temporanea della potestà genitoriale: esattamente per il tempo necessario a mettere in atto la procedura a tutela della vita di una bambina di appena nove mesi. Ottenuto l’ok, secondo quanto siamo riusciti a ricostruire, l’operazione viene portata a termine.