
di Annamaria Lazzari
Gente di ogni età ha affollato l’area di San Siro per tutto il giorno per il grande show delle "Pietre Rotolanti". Dopo 16 anni di assenza da Milano, i Rolling Stones sono saliti ieri sera sul palco del Meazza per festeggiare i 60 anni di carriera, iniziata col debutto al glorioso Marquee di Londra, il 12 luglio 1962. Il caldo si è fatto sentire (con una temperatura media di 33°), ma le "linguacce" (celebrate anche dal Milan con una collezione speciale di t-shirt e borse) hanno portato in dote anche un po’ di vento, nuvole e persino qualche goccia di pioggia. Una salvezza per chi come Mark Natale, 57 anni da Messina, ha resistito 12 ore dietro una transenna per essere il primo a entrare: "Alle 4.30 del mattino eravamo in due: io e un addetto alla sicurezza. Per fortuna era simpaticissimo... Questo live lo aspetto da una vita: adoro ascoltare la musica degli Stones, ma è la prima che vedo Jagger, Richards e Wood in azione. Finora non c’era mai stata occasione".
E dire che l’unica tappa italiana dello "Stone Sixty Tour" sarebbe potuta saltare dopo l’annuncio di Jagger di positività al Covid-19, poi per fortuna negativizzatosi. Mark non ha mai nutrito dubbi: "Mick è immortale". Numeri colossali per il mega-evento: 57mila spettatori, 7 milioni incassati, più di duemila maestranze. Senza contare l’indotto tra gli stand di magliette e paninari, tornati a sorridere dopo due anni di stop causa pandemia: "È l’evento dell’anno", dice Sofia dal camioncino del Derby Bar. Per Armando Arfonsio, 30 anni, arrivato all’alba dopo 13 ore di Flixbus da Napoli, è "il concerto della vita".
È un professore di filosofia alle superiori, con animo (e look) da musicista rock: "Per me gli Stones sono un mito artistico. Alla loro penultima esibizione a San Siro (11 luglio 2006 ndr) ero un po’ troppo piccolo per venire da solo a Milano. Questa volta non potevo mancare. Anche perché potrebbe essere l’ultima occasione". A sentire Maria Pia Miran, 60 anni da Portogruaro e al settimo concerto del gruppo inglese, non sarà l’ultimo live: "Sono anni che ascolto questa storia, ma alla fine tornano sempre. Mi fa piacere che piacciano anche a tanti giovani, incluso mio figlio, che ho trascinato nel culto". A esibire una linguaccia su una bandiera argentina, Roty Federich, 28 anni, che coi suoi amici è impegnata nella "folle" impresa di seguire le tappe dello "Stone Sixty Tour" in tutta Europa: "Adoro la loro musica, il loro stile, la loro energia. E poi Jagger sarebbe pure l’uomo della mia vita. I suoi 78 anni? Non sono un problema". È un rollingstoniano "veterano" Adam Sendurski, 44 anni dalla Polonia: "È la trentasettesima volta che vedo gli Stones sul palco, la prima 25 anni fa. La sensazione è sempre la stessa: pura gioia".