REDAZIONE MILANO

Se a bordo dei treni anche chiedere il biglietto diventa un rischio: “Gli aggressori? Spesso rilasciati subito e con conseguenze minime”

Allarme per gli episodi di violenze contro i capotreno Trenord e per i danneggiamenti ai convogli. Colmegna (Fil-Cisl): “Si sta ragionando sull'introduzione di squadre di supporto al capotreno e sull'uso di bodycam. Ma c'è anche il problema di una mancanza di deterrenza immediata”

Treni Trenord: crescono i casi di aggressioni ai capotreno

Milano, 11 novembre 2024 – Chiedere di mostrare il biglietto, domandare di togliere i piedi dai sedili. O ricordare che sui treni è vietato fumare. Gesti semplici, di routine. Ma che possono innescare reazioni imprevedibili e violente, mettendo in pericolo chi sui treni viaggia o lavora.  E – chiaramente – non dovrebbe essere così. Solo pochi giorni dopo lo sciopero di per l’accoltellamento a Genova, una capotreno è stata aggredita su un convoglio ferroviario. Una dipendente della lombarda Trenord, capotreno in servizio sulla tratta Milano-Mortara, ha rimediato contusioni al volto, oltre al correlato stato di choc. È successo venerdì sera. Il treno partito da Milano Porta Genova era già transitato dalla stazione di Vigevano (Pavia) quando la capotreno ha notato il fumo e si è avvicinata al passeggero con la sigaretta accesa. “Io faccio quello che voglio”, la risposta dell’uomo. E dopo l’inevitabile insistenza della capotreno, la donna è stata aggredita con un paio di manate al volto, oltre a spintoni per allontanarla. Ma questo è solo l’ultimo caso di una lunga serie di episodi.

Nell'ultimo anno si è registrato un preoccupante aumento delle aggressioni al personale di Trenord. Lo conferma all'Adnkronos Christian Colmegna, segretario regionale della Fit-Cisl Lombardia. "Stiamo parlando - sottolinea il sindacalista - di episodi che vanno dalle aggressioni fisiche e verbali ai danneggiamenti del materiale ferroviario". Per far fronte a questa situazione, Trenord e i sindacati stanno valutando diverse misure. "Si sta ragionando - spiega Colmegna - sull'introduzione di squadre di supporto al capotreno e sull'uso di bodycam, strumenti che potrebbero avere un effetto dissuasivo".

C'è anche un problema legato alla deterrenza legale nei confronti degli aggressori.  "Ricordo un caso emblematico - racconta il sindacalista - di un nostro collega che, dopo essere stato aggredito, ha rivisto lo stesso aggressore sul treno appena due ore dopo, subendo un'altra aggressione. Il capotreno è stato picchiato sia all'andata che al ritorno". Il problema, prosegue Colmegna, è che spesso le conseguenze legali per gli aggressori sono minime. "C'è una mancanza di deterrenza immediata: chi viene fermato per un'aggressione viene spesso rilasciato subito, senza misure restrittive efficaci. Questo porta a situazioni paradossali, dove chi denuncia un'aggressione rischia di trovarsi nuovamente faccia a faccia con il suo aggressore, che potrebbe persino ricordarsi del volto o dell'indirizzo di chi lo ha denunciato".