Milano, 2 febbraio 2018 - «Viaggio da quattro anni da Crema a Lambrate, dove lavoro in uno studio dentistico e adesso sto scrivendo al magistrato che indaga sul deragliamento. Perché ho qualcosa da riferire». Alessandra Livraghi è sul treno che porta a Milano. C’era anche giovedì scorso, ma sul convoglio successivo a quello deragliato. «Scrivo al magistrato perché mercoledì, il giorno prima del fatto, ho avuto paura. Siamo passati dalla stazione di Pioltello a gran velocità e la mia carrozza si è messa a ballare paurosamente. Una cosa mai notata. Non capivo che cosa stesse succedendo e non so dire quanto tempo sia durato, ma a un certo punto ho temuto il peggio. Ho guardato fuori dal finestrino e ho visto la fila di container. Poi tutto è tornato normale e non ci ho più pensato. Ma il giorno dopo, vedendo le immagini della tragedia e la carrozza adagiata proprio vicino ai container, allora ho pensato che lì era successo qualcosa e quando ho letto che il magistrato cerca testimoni ho deciso di scrivergli per riferire quanto provato mercoledì».
Con lei, sul treno che tutti i giorni porta i pendolari a Milano, ieri mattina c’era molta piiù gente del solito. Il Comitato pendolari cremaschi ha invitato cittadini e politici a fare questo viaggio verso Milano per ricordare la tragedia. Dalle stazioni di Castelleone, Madignano, Crema, Casaletto Vaprio e Capralba, a mano a mano che il treno passava raccoglieva viaggiatori. Il grosso nella stazione di Crema, dove si sono trovati un centinaio di passeggeri straordinari. Una ventina i sindaci, che hanno portato la loro fascia, tre candidati alla presidenza della Regione (mancava solo Fontana), parecchi aspiranti a un posto a Milano e a Roma (non come pendolari qualsiasi, però), qualche politico che per sua ammissione non usa il treno ma il pullman; qualcuno che sta dando l’addio alla politica perché ha raggiunto il limite o perché non sarà candidato al prossimo, imminente, giro. Il sindaco di Ricengo, Ernestino Sassi, la cui figlia era tra i quattro feriti gravi della tragedia.
Un minuto di silenzio viene osservato mentre il treno attende sulla banchina e poi si sale: i politici nella carrozza di testa, i pendolari veri negli altri vagoni. Il treno è pulito e confortevole, ci sono 24 gradi e i display indicano la velocità di marcia. Puntuale in tutte le stazioni, dopo una ventina di minuti si arriva a Treviglio dove, sorpresa, una buona metà dei primi cittadini e qualche politico ha deciso che può bastare e, riposta la fascia, attende qualche minuto il treno che torna a Crema, quello delle 8.09 dal binario 9. Che è il solito e normale treno interregionale: abbastanza sporco, abbastanza vecchio e anche abbastanza fuori orario, perché su una tratta di 21 minuti ne accumula 4 di ritardo.