Milano, 27 gennaio 2018 - «Ad oggi abbiamo solo una fotografia, non sappiamo se quel giunto, se quella frattura, sia una causa o un effetto. Occorre cautela, una prima risposta la daranno gli esami metallografici». Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, è docente di meccanica applicata e membro del comitato guida del Joint Research Center sui Trasporti, istituito anche con Rete Ferroviaria Italiana.
Cosa può essere successo?
«La situazione è in continua evoluzione. Possono esserci rischi di causa diversa, in fase di progettazione o di manutenzione. Gli operatori e i gestori che si occupano delle infrastrutture e dei treni applicano azioni di mitigazione, di prevenzione e di protezione. Ma qualcosa non ha funzionato».
Cosa si può escludere?
«La velocità. Se un treno occupa un altro binario, se c’è il semaforo rosso o, se la velocità è superiore, appunto, c’è un sistema automatico di frenata. Il rischio delle collisioni è stato evitato così: nei casi successi sulle ferrovie regionali (come in Puglia, ndr) il sistema non era ancora stato implementato. La rete nazionale è all’avanguardia, ha tutto quanto è stato prodotto sul mercato, ci sono sonde ultrasuono che segnalano gli inizi di frattura. I treni diagnostici passano con regolarità e il sistema rileva se qualcosa è sotto i limiti di tolleranza per la pianificazione delle manutenzioni».
Cosa può aver «innescato» tutto, quindi?
«O un’azione di mitigazione prevista non ha funzionato o ci può essere stato un errore umano, nei controlli, o di procedura. Nel metallo può esserci stata un’inclusione interna, non coerente con la progettazione».
Si sta facendo sempre più spazio l’ipotesi di concause.
«Spesso si accodano diverse cause, ma una è primaria. Bisogna capire se c’era una situazione pregressa sull’elemento, se si è venuta a creare una sollecitazione elevata. La Polfer, in maniera puntuale, sta ricostruendo la dinamica dell’incidente, raccogliendo la documentazione, misurando le distanze a cui sono arrivati i pezzi».
A fronte del prezzo pagato dai pendolari manca un servizio di qualità? Erano 300 sul treno, servivano più vagoni?
«Un conto è la sicurezza, un altro qualità del servizio e comfort. Uno svio non può essere condizionato dal numero di persone. La qualità del servizio dipende da politiche economiche e scelte. Sugli investimenti nella sicurezza siamo il Paese che investe di più. Lo dice un ente super partes rispetto ai singoli operatori nazionali, l’Era, Agenzia ferroviaria europea. La rete ferroviaria italiana ha un tasso di incidenti che è del 36% inferiore rispetto alla media europea. Abbiamo 0,27 incidenti per 1 milione di chilometri percorsi. Compito dell’università è continuare a fare ricerca e innovazione».