Milano, 19 giugno 2024 – I primi dati a disposizione confermano che la svolta ha avuto esattamente l’esito previsto: una significativa riduzione delle richieste di risarcimento recapitate a Trenord dai pendolari che viaggiano sulle linee più ritardatarie del servizio ferroviario regionale.
Per quanto riguarda gennaio 2024, il primo mese in cui Trenord ha applicato le nuove modalità di rimborso decise dalla Regione, le richieste di risarcimento sono state 1.953. A gennaio del 2023, un anno fa, i beneficiari del rimborso furono più del doppio: 4.394 per un totale di 5,7 milioni di euro. I dati citati sono stati forniti dalla stessa Trenord a Simone Negri e Pietro Bussolati, consiglieri regionali del Pd, che li hanno chiesti attraverso un’interrogazione in Consiglio regionale. Sono dati fermi al 15 maggio del 2024.
Oltre alla significativa riduzione delle domande, si rileva anche una certa lentezza di Trenord nel corrispondere ai pendolari gli importi dovuti a titolo di rimborso: al 15 maggio, infatti, risultavano accolte ed evase appena 130 richieste sulle 1.953 pervenute, per una somma complessiva di 1.651 euro.
Nella risposta inviata ai due consiglieri regionali, a corredo dei dati, Trenord ha tenuto a fornire alcune precisazioni: "Le richieste relative al mese di gennaio 2024 – presentabili a partire dal primo aprile 2024 – sono state finora 1.953, ma i dati relativi a quante saranno effettivamente le richieste per detto mese saranno disponibili solo a gennaio 2025 in quanto, in base alle regole dell’indennizzo definite dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti, i titolari di abbonamento mensile hanno tempo fino a 12 mesi successivi alla fine della validità del titolo di viaggio per presentare la richiesta".
"Tenuto conto di quanto evidenziato – fanno sapere sempre da Trenord – si specifica che le richieste di indennizzo relative al mese di gennaio 2024 risultano tuttora in istruttoria da parte di Trenord e pertanto il dato delle istanze attualmente accolte (130) e della relativa erogazione(1.651 euro) non è significativo".
Sempre dall’azienda ferroviaria lombarda, questa volta in risposta a Il Giorno, sottolineano che le poche domande accolte sono dovute ad errori di compilazione dei pendolari e che la delibera della Giunta regionale consente alla stessa Trenord di prendersi un po’ di tempo in più del previsto per provvedere al rimborso e di derogare, così, alla scadenza dei 30 giorni fin qui prevista.
Una concessione valida per i mesi compresi tra aprile e settembre 2024 e che nella delibera regionale è motivata col possibile aumento sia del "volume delle richieste" sia delle "transazioni" dovuto all’ "incremento della percentuale di indennizzo riconosciuta ai clienti". Uno scenario opposto a quello che si sta verificando senza che questo rappresenti una sorpresa perché se è vero che, per effetto della riforma, l’indennizzo sale al 30% sia per gli abbonamenti mensili sia per quelli annuali, è altrettanto vero che l’indennizzo, ora, scatta quando la somma delle corse soppresse e di quelle che hanno accumulato più di 15 minuti di ritardo è pari o superiore al 10% dei treni programmati, mentre prima il parametro era quello dei 5 minuti di ritardo.
Ma non solo: fino all’anno scorso il risarcimento avveniva tramite uno sconto sul rinnovo degli abbonamenti che veniva garantito in automatico, ora invece bisogna far domanda dell’indennizzo. Se non la si presenta, non si ha diritto a nulla. Difficile, allora, che richieste e importi aumentino.
"Fin da subito i fatti dimostrano chiaramente che l’indennizzo è decisamente penalizzante rispetto al bonus – commenta Negri – Il mancato automatismo della domanda risarcitoria fa anche sì che si dilatino i tempi, in barba al mito dell’efficienza lombarda e della prontezza nel rispondere all’utenza. Il fatto che ad oggi sia stato evaso meno di un decimo delle domande di indennizzo, pur diminuite, la dice lunga sulla bontà dell’intera manovra. I pendolari sono sempre più maltrattati da Fontana e dalla sua Giunta".