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A Trezzo torna la magia del Povero Piero, ma sarà di nuovo Carnevale a numero chiuso
Maschere e sfilate, giochi di luce e balli. A Trezzo torna la magia del Povero Piero, ma sarà di nuovo carnevale a numero chiuso. E niente fuochi d’artificio, ma intrattenimento silenzioso "per rispetto dell’ambiente e degli animali", spiega la giunta che ha messo a disposizione del pubblico 3mila posti sulle rive per godersi lo spettacolo. Questione di sicurezza. Le prenotazioni saranno aperte a giorni, direttamente sul sito dell’Amministrazione. La data dell’evento è l’8 marzo. La serata in cui sulle rive del fiume andrà in scena il grande rogo del fantoccio più amato della Martesana.
La capienza è ridotta a meno della metà degli anni d’oro, l’edizione post Covid fece registrare 7mila presenze. Fra i momenti clou del programma, "il suggestivo show di fuochi senza botti, davanti alla scenografica Centrale Taccani - spiegano dal Municipio -. La performance sarà accompagnata da una colonna sonora emozionante e regalerà un’esperienza visiva e sonora di grande impatto, rispettosa della natura".
Per chi non conquisterà il posto in prima fila, il carnevale in città offrirà un altro momento: la Festa dei carri in piazza Paolo Giovanni II. Qui, il pubblico potrà immergersi in un’atmosfera calorosa fra food truck, Dj set, spettacolo di luci e naturalmente la sfilata, simbolo della vivacità e della creatività dell’appuntamento trezzese. "Il Povero Piero è uno degli eventi più amati e sentiti dalla nostra comunità - dice Alessandra Monzani, assessore alla Cultura - quest’anno abbiamo voluto arricchirlo con nuove iniziative coniugando tradizione e innovazione, sicurezza e accessibilità, green e attenzione ai nostri amici a quattro zampe per regalare a tutti gioia e condivisione".
Protagonista da sempre il pupazzo che verrà condotto in mezzo al fiume su una zattera e incendiato. Dal 2012 il Povero Piero è "Meraviglia Italiana". Le radici del rito si perdono nel tempo, segno che l’usanza è antichissima, il burattino della tradizione popolare nato come potente proprietario terriero nel tempo è diventato simbolo di lotta contro ogni forma di sopruso ridotta in cenere. Il nome risale all’Ottocento quando il rione della Valverde, in sfregio al clero locale, propose di vestirlo in nero tonaca. Nel tempo ha perso il significato pagano e anche quello anticlericale e oggi il fantoccio è scortato alla pira solo per la gioia di grandi e piccini nel godersi il falò di notte sul fiume.