
Storie tristi che si assomigliano. Sono più di 50 le testimonianze di parenti di anziani morti o che si sono ammalati al Pio Albergo Trivulzio, raccolte finora nell’inchiesta della Procura per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo che vede indagato anche il dg Giuseppe Calicchio. Nell’indagine inquirenti e investigatori oltre ad incamerare denunce e deposizioni di familiari, operatori, sindacalisti, stanno ricostruendo l’iter delle delibere della Regione e dell’Ats e del loro recepimento nelle singole Rsa, anche sul fronte dell’uso delle mascherine.
Al momento gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, coordinati dal pool della Procura guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, stanno effettuando una ricostruzione analitica di una vasta mole di documenti sequestrati in perquisizioni ed acquisizioni per mettere in fila ed analizzare le delibere regionali, le comunicazioni con l’Ats e le disposizioni impartite da quest’ultima alle singole case di riposo.
Uno dei tanti fronti delle indagini è proprio quello che riguarda il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione, anche perché nelle varie denunce di operatori e sindacalisti è stato indicato che in alcuni casi gli stessi responsabili o vertici delle strutture, tra cui ad esempio anche il dg del Pat Calicchio, avrebbero dato disposizioni di non usare le mascherine, a volte anche minacciando gli infermieri.
Gli investigatori dovranno accertare quali erano le disposizioni nazionali e regionali sull’uso dei “dpi“ nelle prime fasi dell’emergenza, le più critiche, tenendo conto anche che le Rsa non sono strutture sanitarie ma sociosanitarie, e vedere pure se c’erano indicazioni diverse tra loro per medici, infermieri, operatori sociosanitari e assistenti.
Tra gli aspetti da ricostruire, anche le disposizioni sul trasferimento di pazienti Covid dagli ospedali nelle Rsa, tra cui la delibera regionale dell’8 marzo. E il ruolo dell’Ats in relazione agli eventuali controlli sull’applicazione delle disposizioni.
Red.Cro.