I continui colpi di scena su Vaxzevria prima ed ora Johnson & Johnson stanno mettendo a dura prova i medici di medicina generale impegnati nei centri vaccinali nelle anamnesi degli over-70. "Rispetto alla vaccinazione degli over-80, la situazione è completamente diversa", racconta Stefania Della Putta, medico di medicina generale che lunedì ha affrontato il primo giorno di vaccinazione massiva nell’hub di Castelletto di Leno, nel Bresciano. "Non ho dormito per le due notti precedenti, temendo le reazioni delle persone a cui avrei dovuto assegnare Vaxzevria, visto il clamore mediatico che ha indisposto verso questo vaccino. Devo dire che è stata più dura di quello che mi aspettavo. Con gli over-80 c’era molta serenità, mentre lunedì c’era il gelo". Il caso peggiore è stato quello di una paziente che assolutamente voleva un altro vaccino e che ha minacciato la dottoressa, avvisandola che se fosse morta con Vaxzevria sarebbe stata tutta colpa sua. "Mi è scesa una lacrima – ammette – è stato psicologicamente molto difficile. Io ho cercato di fare in modo che il paziente si alzasse dalla sedia convinto della scelta che aveva fatto. Ho portato numeri, spiegazioni scientifiche. C’è chi le ha ascoltate e chi no. In alcuni casi, ho trovato più resistenza negli accompagnatori che nei vaccinandi stessi".
Da parte loro, i medici in fase di anamnesi devono seguire la tabella ministeriale che indica i pochi casi di elevata fragilità in cui si deve sostituire Vaxzevria con Pfizer. "Sono casi molto specifici – ricorda Della Putta – ad esempio, l’obesità deve essere grave, con Bmi sopra i 35. Oppure, per i casi di diabete, per il tipo 2 è necessario dover prendere almeno 2 farmaci". Fondamentale che anche i medici di famiglia studino a fondo la tabella. "Qualcuno era convinto di fare il Pfizer sulla scorta di quanto preannunciato dal proprio curante, tanto che è stato necessario parlare con i colleghi al telefono. Sono state 13 ore molto pesanti", sospira.
E a Bergamo, sempre a proposito della vaccinazione AstraZeneca, si registra un caso particolare. È quello della clinica San Francesco di Bergamo, dove ci sono state troppe rinunce, prima del definitivo stop alla campagna vaccinale per gli operatori scolastici. E così 540 dosi di vaccino AstraZeneca sono state addirittura restituite nelle scorse ore dalla struttura sanitaria cittadina all’Asst Papa Giovanni XXIII, in modo da poter essere utilizzate in altri centri della Bergamasca. Dove - si spera - i no ad AstraZeneca saranno inferiori.