ANNA GIORGI
Cronaca

La truffa del finto Crosetto: tre super imprenditori denunciano. Il software mascherava il numero

Chi riceveva la chiamata vedeva un contatto riconducibile al ministro. Gli inquirenti: “Molto probabilmente chi telefonava aveva una voce simile”

Giorgio Armani (sopra) e Marco Tronchetti Provera sono stati contattati dai truffatori

Giorgio Armani (sopra) e Marco Tronchetti Provera sono stati contattati dai truffatori

Milano – Una truffa in grande stile, raffinatissima nel meccanismo informatico che la rendeva davvero realistica, questo sì il vero tranello, studiata nei dettagli con l’obiettivo di “sbancare” facoltosi imprenditori. E i truffatori erano così sicuri di riuscire a muoversi bene nell’ambizioso piano, da utilizzare addirittura il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto e i suoi contatti. Tre, ad oggi, sono le denunce finite sul tavolo dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano che poi trasmetteranno il fascicolo con gli esposti dettagliati al pm Giovanni Tarzia e al procuratore capo Marcello Viola che coordinano le indagini. Le tre denunce formalizzate sono quelle della famiglia Aleotti del gruppo Menarini, dei Beretta a capo della multinazionale produttrice di armi, e quella di Massimo Moratti, ex storico presidente dell’Inter. Aleotti e Beretta hanno confermato di essere stati contattati e precisato di non essere però caduti nel tranello, quindi di non aver versato denaro. Insieme a loro tra i contattati ci sarebbero anche Giorgio Armani, Patrizio Bertelli, Diego Della Valle, Francesco Caltagirone, un componente della famiglia Del Vecchio e Marco Tronchetti Provera.

Gli investigatori, al momento, si sentono di escludere che la voce del Ministro fosse stata riprodotta con l’intelligenza artificiale, in realtà – spiegano fonti della procura – chi telefonava era un uomo che poteva avere una voce simile a quella di Crosetto, anche se molti hanno capito subito che non era la sua, ma non è questo il punto. La credibilità della truffa, stando sempre agli investigatori, derivava dal sofisticato meccanismo informatico per cui chi riceveva la chiamata vedeva apparire sullo schermo un numero riconducibile alla ‘batteria’ del ministro, cioè a quella struttura che garantisce le comunicazioni urgenti tra le più alte cariche dello Stato, non solo tra di loro, ma anche con ministri, magistrati, alti dirigenti. Un’attività estremamente delicata perché gli addetti devono assicurare la segretezza delle informazioni scambiate tra gli interlocutori e, ovviamente, la riservatezza dei recapiti telefonici. Sarà questo uno dei principali filoni di indagine: cioè attraverso superesperti informatici, che saranno nominati dalla procura, si chiarirà come è stato possibile bucare questa segretezza.

Poi gli investigatori seguiranno la pista dei soldi, in un caso, dati in due tranche. L’imprenditore milanese che ha ritenuto credibile la telefonata del finto Crosetto che gli chiedeva denaro per liberare un ostaggio, una giornalista rapita in Medio Oriente, ha versato il denaro su un conto estero. Avrebbe ricevuto due chiamate, nella secondo, fatta da un sedicente generale, gli si chiedeva di fare un altro piccolo sforzo, perché erano quasi arrivati alla cifra richiesta. Con la rassicurazione: “Non si preoccupi, restituiremo tutto tra qualche giorno attraverso la Banca d’Italia”. Lui, più degli altri, potrà chiarire la pista dei soldi. E seguendo quella si capirà dove sono i conti, non solo uno, in realtà.

Gli investigatori cercano all’estero, perché il sospetto è che l’attivazione di questi numeri sia avvenuto fuori dall’Italia. Intanto i carabinieri e la procura non escludono che ci siano anche altri imprenditori che hanno versato denaro perché i numeri contattati sono davvero tanti. Ma sul punto mantengono il riserbo. Sono tutti imprenditori di altissimo livello e di ricchissimo portafoglio, come Massimo Moratti: “Questi sono bravi, nel senso che sembrava assolutamente tutto vero – ha detto ieri a La Repubblica –. Può capitare, poi certo uno non se l’aspetta una roba di questo genere. Ma succede a tutti... Preferirei non raccontare altro, vediamo come va avanti l’inchiesta”.