
Truffa telefonia (Archivio)
Milano, 13 marzo 2025 - La Procura di Milano ha chiuso le indagini della Gdf su una presunta truffa sui servizi di telefonia e in questo caso ha definito il filone, a carico di 12 persone per frode informatica, sulla vicenda degli "utenti" di Tim, che si "sono visti addebitare, per il periodo 2017/2020, importi non dovuti per attivazioni indebite di servizi premium cosiddetti Vas", come giochi, suonerie, oroscopi e meteo.
Come spiega la Procura, i presunti profitti di Tim spa sarebbero stati di oltre 102 milioni di euro. Il primo filone sul caso WindTre è già a processo.
La nuova indagine del pm Francesco Cajani era venuta a galla poco più di un anno fa con un maxi sequestro da circa 322 milioni di euro, con Tim spa, non indagata, a cui erano stati sequestrati quasi 250 milioni. Sequestro, poi, annullato a fine aprile.
Ora, come scrive il procuratore Marcello Viola, dopo gli accertamenti della Gdf - Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Milano,Compagnia di Treviglio e Squadra Reati Informatici della Procura - è stato notificato l'avviso di chiusura per 12 indagati, tra cui due ex dipendenti di Tim, cinque ex dipendenti di Engineering spa ed un ex dipendente di Reply spa, "tutti nelle rispettive qualità di referenti per i servizi Vas delle richiamate società o comunque aventi un ruolo, anche tecnico, in tale specifico settore". Tre indagati, poi, hanno già patteggiato.
Le indagini hanno accertato, scrive la Procura, "come fosse sufficiente visitare una pagina web con il proprio cellulare, talvolta con l'inganno di fraudolenti banner pubblicitari, perritrovarsi istantaneamente, senza far nulla con il cosiddetto “zero click”, abbonati a servizi (di regola afferenti a giochi o suonerie) che prevedono il pagamento di un canone settimanale di 5 euro".
Un "business da svariati milioni di euro" per i Content service provider, "titolari dei servizi Vas, tra i quali anche una società spagnola", che ha tratto "ulteriore profitto anche dalle attivazioni su schede Sim usate tra macchine per lo scambio di dati, senza intervento umano (le cosiddette “machineto machine”, M2m, ad esempio gli impianti di allarme o
domotica)".
Con un consulenza tecnica è stato calcolato in oltre 102 milioni di euro il profitto per Tim, in oltre 12 milioni per Engineering e in quasi tre milioni per Reply. Era "previsto contrattualmente che Tim, Engineering e Reply trattenessero una percentuale (fino al 45%) di quanto addebitato all'utente, per poi trasferire al Content service provider la residua parte".
Analogo "sistema di frode" era venuto fuori "a danno degli utenti dell'operatore telefonico WindTre con il coinvolgimento di altre società".