Tumore tra i giovani, da Bianca Balti a Van Der Beek: “Chiamano il cancro per nome e così aiutano la prevenzione”

Questi testimonial aiutano ad accendere i riflettori sull’aumento dell’80% dei casi di carcinoma precoce tra le persone con meno di 50 anni. Ieo di Milano: “Importante fare controlli e prevenzione”

La modella Bianca Balti e l'attore James Van der Beek: a entrambi è stato diagnosticato un tumore

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Condividere pubblicamente l’esperienza del tumore, come hanno fatto di recente la modella Bianca Balti e l’attore – famoso per la serie Dawson’s Creek – James Van Der Beek, può essere un fattore molto positivo per sensibilizzare l’opinione pubblica. Soprattutto quando i testimonial sono persone giovani: ampi e numerosi studi recenti hanno infatti registrato un aumento di quasi l’80 per cento in trent’anni dell’incidenza globale del cancro precoce, cioè tra persone sotto i 50 anni d’età. “Colpisce vedere uno stile di comunicazione maggiormente aperto rispetto al passato sulla loro esperienza di malattia. Casi esemplificativi” secondo Gabriella Pravettoni, direttore della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano

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Appena qualche giorno fa, Bianca Balti ha condiviso un video senza capelli a causa della chiemio, poche settimane dopo aver deciso di sottoporsi a mastectomia bilaterale per abbassare il rischio di tumore. In generale, la top model, che ha 40 anni, da quando ha scoperto di avere un cancro ovarico al terzo stadio (lo stesso che colpì Angelina Jolie) ha raccontato il suo viaggio attraverso le cure (intervento chirurgico e chemioterapia) lanciando un messaggio di forza, speranza e amore per la vita. 

Van Der Beek, 47 anni, ha rivelato di avere un cancro al colon retto, di essere in cura e di sentirsi bene e sostenuto dalla famiglia. Sono casi sempre più frequenti e questo aiuta ad accendere i riflettore sul tema dei tumori nei giovani: lo studio sopracitato e molte altre ricerche degli ultimi anni, hanno suggerito anche un ulteriore aumento dell’incidente del 31 per cento entro il 2030 per tumori a seno, trachea, polmoni, stomaco, colon-retto.

“È un trend che fa riflettere”, osserva Pravettoni. “Se da un lato è positivo il fatto che ci siano molti più screening e che questi ci permettano di identificare meglio i casi, dall'altro vediamo che vengono messi sotto accusa comportamenti e stili di vita sbagliati come consumo di alcol, fumo, sedentarietà, dieta scorretta”. Di fondamentale importanza, aggiunge il medico, è “rafforzare la prevenzione primaria e secondaria partendo proprio dai più giovani, e abituare anche queste fasce d'età allo screening perché sono questi che ci permettono di identificare precocemente le neoplasie”.

Quanto alla comunicazione della malattia, le storie di Balti e Van Der Beek “fanno riflettere – sottolinea la psiconcologa –aiutano gli altri a comprendere che questa malattia si può cronicizzare o che da questa malattia in buona parte dei casi si può guarire”.  E proprio questa comunicazione positiva, continua l'analisi di Pravettoni, “permette il passaggio dall'immagine di una malattia di cui non si poteva neanche parlare a una malattia che, grazie alle terapie, è molto cambiata. E con essa cambia anche il tipo di racconto del tumore. I giovani, che utilizzano molto di più i social, sono poi di grande aiuto – conclude l'esperta – perché fanno sì che anche questa fascia d'età, che magari era meno sensibile al tema del cancro in anni precedenti, alzi il livello di attenzione e comprenda l'importanza anche di fare i controlli e la prevenzione. Aiutano a far sì che il tumore sia percepito e si possa affrontare in modo più consapevole anche a questa età, avendo delle informazioni più corrette”.