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Tumore al pancreas, la combinazione di due terapie dà nuove speranze. Lo Ieo di Milano: “Vaccini terapeutici all’orizzonte”

Lo studio dell’Istituto europeo di oncologia ha combinato la “target therapy” e l’immunoterapia. Gli autori: “Abbiamo ottenuto un buon risultato terapeutico”

Una sala per la terapia protonica allo Ieo di Milano

L’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano ha fatto un nuovo passo avanti nella cura contro il cancro al pancreas elaborando una terapia che combina la “target therapy” e l’immunoterapia. “Singolarmente poco efficaci, se combinate ottengono invece un buon risultato terapeutico”, spiegano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Sciencses Advances

La ricerca, sostenuta dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, è stata coordinata da Gioacchino Natoli del Dipartimento di Oncologia molecolare Ieo. L’utilizzo delle due diverse terapie, ha dimostrato nei modelli preclinici – quindi non ancora testati sugli esseri umani – “di poter acquisire un controllo molto significativo della malattia”. Grazie a questo lavoro, precisano gli scienziati autori dello studio, si vede anche la possibilità di vaccini terapeutici.

Il tumore del pancreas è ancora oggi estremamente difficile da affrontare e si attesta come il tumore con la minore sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi (34 per cento nell'uomo e 37 per cento nella donna) che a cinque anni (11 per cento nell'uomo e 12 per cento nella donna). È caratterizzato da un insieme di mutazioni del Dna molto ben definite, ricorda una nota Ieo.

Agire sulla prolifezaione delle cellule

Tra le meglio conosciute ci sono le mutazioni del gene Kras, i cui prodotti proteici mimano una stimolazione costante e abnorme da parte di fattori di crescita, inducendo così una proliferazione non controllata delle cellule. Contro tali mutazioni sono stati sperimentati alcuni farmaci a bersaglio molecolare, progettati proprio per contrastare questi effetti. Tuttavia, i tentativi di bloccare in maniera mirata la trasmissione di stimoli proliferativi indotti dalla mutazione di Kras, in particolare con l’inibitore trametinib, non hanno finora prodotto i risultati terapeutici attesi.

L’inibitore trametinib

"Abbiamo utilizzato procedure avanzate di analisi genomica e computazionale – illustra Natoli – per determinare le ragioni della sorprendente resistenza delle cellule di carcinoma del pancreas al trametinib. Questa analisi ha mostrato un effetto sorprendente: anche se il trametinib non rallenta significativamente la crescita delle cellule tumorali, attiva però dei meccanismi che possono renderle bersaglio di una risposta immunitaria. Sulla base di questi dati, in collaborazione con il gruppo di Andrea Viale presso l'MD Anderson Cancer Center di Houston, abbiamo valutato in modelli preclinici l'effetto terapeutico della combinazione del trametinib con farmaci che aumentano la risposta immunitaria contro i tumori, i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, ottenendo effetti terapeutici significativi”.

Un Dna virale molto antico

I ricercatori, approfondisce la nota, hanno scoperto che trametinib induce l’espressione di retrovirus endogeni nelle cellule tumorali del pancreas. Questi retrovirus sono pezzi di materiale genetico virale che si sono inseriti nel genoma dei mammiferi nel corso di infezioni risalenti possibilmente a centinaia di migliaia o anche milioni di anni fa. Appartengono a quella grandissima parte del genoma umano che è considerata sprovvista di funzione e che per questo è stata anche chiamata Dna spazzatura.

Normalmente queste porzioni di antico Dna virale sono “silenziate” nel corpo umano e quindi sono di fatto inerti e senza un ruolo. Se attivati, tuttavia, i retrovirus endogeni simulano un'infezione virale e le cellule che li esprimono vengono rilevate dal sistema immunitario alla stessa stregua di cellule infettate da virus odierni. Di conseguenza, il sistema immunitario reagisce attaccando le cellule tumorali che esprimono retrovirus endogeni, distruggendo così il tumore.

“Questo nuovo approccio – commenta Alice Cortesi, prima autrice dell’articolo – apre la strada a una combinazione razionale di trattamenti che potrebbero rivelarsi molto efficaci nel combattere il cancro al pancreas. Inoltre, l'attivazione dei retrovirus endogeni indotta da trametinib potrebbe fornire nuovi bersagli per lo sviluppo di vaccini terapeutici anche contro il cancro del pancreas. Ora bisogna avere conferma dei dati ottenuti in laboratorio nell'ambito di prossimi studi clinici, che contiamo di poter attivare il più rapidamente possibile”.