ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Tumore alla prostata: arriva un nuovo farmaco

Il professor Giuseppe Procopio dell’Istituto dei tumori: "Aumenta la capacità di controllo del cancro e migliora l'aspettativa di vita"

Il professor Giuseppe Procopio nell’Unità di Oncologia urinaria dell’Int

Il professor Giuseppe Procopio nell’Unità di Oncologia urinaria dell’Int

Milano, 19 ottobre 2019 - Una speranza in più per chi soffre di tumore alla prostata. In particolare, per chi è colpito dalla sua forma più aggressiva. La novità è una terapia mirata che, attraverso un farmaco, «migliora l’aspettativa di vita dei pazienti» afferma Giuseppe Procopio, responsabile dell’unità di Oncologia genitourinaria all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e presidente dell’Italian Network for Research in Urologic Oncology (Meet Uro). Ha partecipato alla scoperta del programma di ricerca che ha coinvolto, oltre all’Istituto di via Venezian, centri all’avanguardia in Europa e negli Stati Uniti. La novità è stata illustrata al congresso della società europea di oncologia medica a Barcellona. Il carcinoma della prostata è un tumore ad alta incidenza fra gli uomini, soprattutto dopo i 60 anni: solo nel nostro Paese si contano più di 36mila nuovi casi l’anno.

Come si diagnostica? «Il primo strumento è il Psa, un test del sangue, accompagnato da visita urologica. Per affinare la diagnosi, differenziando la patologia benigna da quella maligna, è necessario una biopsia o una risonanza. In presenza di malattia localizzata l’approccio prevede un trattamento locale di chirurgia o radioterapia e, in alcune particolari situazioni, la sorveglianza attiva (ossia l’assenza di terapia, ndr ). Quando invece è avanzata, diffusa al di fuori della prostata, è necessario un percorso farmacologico, con la soppressione del testosterone. Esiste però un 20% di pazienti che sviluppano un carcinoma prostatico resistente alle terapie tradizionali dovuto alla mutazione del Brca. La novità è legata a un farmaco, Olaparib, che impedisce la sopravvivenza delle cellule tumorali. La terapia, con un buon profilo di tollerabilità, aumenta la capacità di controllare il cancro e di farlo regredire, migliorando l’aspettativa di vita. La nostra speranza è che, dopo l’approvazione degli enti regolatori, sia presto disponibile anche sul mercato italiano attraverso anche programmi di accesso controllato».

Quali sono i fattori di rischio della patologia? «Invecchiamento, familiarità e fumo. Poi l’aumento di peso e la vita sedentaria».

Come regolarsi con l’alimentazione? «Con una dieta bilanciata ed equilibrata. Mangiando di tutto con moderazione. Non è vero che bisogna bandire la carne rossa».

Su Internet spopolano i rimedi della nonna per guarire dal cancro… «C’è chi è convinto di guarire con l’aloe, la pappa reale o gli estratti di vischio. Io mi limito a controllare cosa assumano i miei pazienti. Se non ci sono controindicazioni, non dico no. Purtroppo questo non è sempre vero. Qualche tempo fa un nostro paziente è stato ricoverato. Pensavamo fosse la reazione a un farmaco. Invece si era intossicato il fegato con un intruglio di erbe…».