ANDREA GIANNI
Cronaca

Liberi di licenziare, Uber Eats lascia l’Italia e liquida il personale: “Noi non applichiamo alcun contratto”

Dopo aver dato il ben servito ai rider con una mail, la piattaforma di delivery licenziati anche 49 dipendenti. La lettera inviata ai sindacati: “Non abbiamo raggiunto gli obiettivi”

Un rider di Uber Eats a Milano

Un rider di Uber Eats a Milano

Milano – Uno spaccato del mondo delle piattaforme, e delle condizioni di chi ci lavora, emerge dalla lettera inviata da Uber Eats ai sindacati per comunicare il licenziamento di 49 persone dovuto alla decisione della società del delivery di lasciare l’Italia perché "non è riuscita a raggiungere gli obiettivi di crescita e di quota di mercato necessari per la sostenibilità economica".

Ammette candidamente di non applicare "alcun contratto collettivo al rapporto di lavoro con il proprio personale dipendente" inquadrato, secondo quanto hanno ricostruito i sindacati, con una sorta di accordo interno "all’americana" con condizioni economiche simili a quelle del contratto del Commercio.

"Un caso raro che va anche oltre i più volte denunciati contratti pirata", spiega Massimiliano Genova (Fisascat-Cisl). Per i 49 dipendenti che si occupano di amministrazione, rapporti con i ristoranti e altre attività ormai smantellate in attesa della chiusura il 15 luglio si profila la Naspi o un possibile ricollocamento nel ramo Ncc di Uber.

Migliaia di rider della piattaforma, invece, sono già stati scaricati, con una stringata comunicazione via email sulla prossima disattivazione del loro account. Per loro niente ammortizzatori sociali. "Continuerò a lavorare per altre piattaforme – spiega uno di loro – con la speranza che l’uscita di Uber porti a un aumento di ordini su altre app".

L’addio all’Italia di Uber Eats, società finita anche al centro di guai giudiziari per caporalato sui rider, apre un terreno di conquista nel risiko milanese delle consegne a domicilio. Restano in campo Glovo e Deliveroo, che si spartiscono il mercato del food delivery con Just Eat, società che a differenza delle altre inquadra i rider come lavoratori subordinati. Sulla consegna della spesa a domicilio domina invece la turca Getir, mentre la tedesca Gorillas ha lasciato l’Italia.

Piattaforme per le quali lavora un esercito di rider: secondo le stime dei sindacati fino a 7.000 solo a Milano. "Un settore che si sta saturando – spiega Andrea Bacchin, sindacalista della Nidil-Cgil –. Le condizioni sono sempre più critiche per i fattorini e per questo, partendo dal caso Uber Eats, avviamo una nuova mobilitazione contro il cottimo mascherato, per quelle tutele attese da anni e al centro anche della direttiva europea".