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Il console Andrii Kartysh con aiuti umanitari diretti alle zone di guerra
Milano – “Nel terzo anniversario dell’inizio della guerra su vasta scala da parte della Russia, ogni ucraino ripensa a quel 24 febbraio. Tre anni in cui milioni di persone hanno dovuto reinventarsi, ricostruire e lottare ogni giorno per un futuro libero”. Tre anni fa, quando la Russia invase l’Ucraina, la comunità milanese si mobilitò per accogliere le persone in fuga dal conflitto e per trasportare aiuti umanitari nelle zone colpite. Ad oggi, secondo i dati raccolti del console ucraino a Milano, Andrii Kartysh, gli Uffici immigrazione delle Questure della Lombardia hanno gestito il 19% del totale nazionale delle richieste di permesso di soggiorno per protezione temporanea. Riguardano in tutto 37.953 ucraini, tra cui numerose donne con bambini, solo in Lombardia. Alcuni sono rimasti in Italia, altri sono tornati nelle loro case, altri ancora si sono trasferiti in altri Paesi.
Console, come legge la situazione attuale dopo tre anni di guerra?
“Ognuno ha vissuto la guerra a modo suo: chi è rimasto, chi è partito, chi ha preso le armi e chi ha contribuito in altro modo mettendo al servizio della causa le proprie competenze. Oggi è più chiaro che mai che questa guerra non riguarda solo due nazioni confinanti. L’Ucraina non sta combattendo solo per la propria sopravvivenza, ma per la sicurezza dell’Europa intera. Questa guerra è uno scontro tra democrazia e autocrazia, tra libertà e oppressione. Qualsiasi compromesso a spese dell’Ucraina sarebbe interpretato come un segnale di debolezza e incoraggerebbe nuove aggressioni. Per questo, l’unica via per una pace giusta è continuare a sostenere l’Ucraina, rafforzare la pressione sulla Russia e garantire che Kyiv sia pienamente integrata nella comunità euro-atlantica”.
Che cosa chiedono gli ucraini che vivono a Milano e in Italia?
“Per quanto diverse siano le nostre storie, siamo tutti d’accordo su quale debba essere la conclusione di questa guerra: una chiara e inoppugnabile vittoria dell’Ucraina. Una pace conquistata con la forza, sì, ma solo per garantire che sia giusta e, soprattutto, duratura”.
Si parla di negoziati per porre fine alla guerra.
“L’unico modo affinché la Russia prenda sul serio l’idea dei negoziati è dimostrarle che non ha alternative alla sconfitta. Troppe volte Mosca si è presa gioco dei tentativi di riappacificazione da parte delle democrazie. È essenziale che la comunità internazionale mantenga e intensifichi la pressione con sanzioni economiche più severe, un maggiore isolamento diplomatico e supporto militare all’Ucraina. Solo attraverso un’azione coordinata e decisa sarà possibile fermare l’aggressore e garantire un futuro sicuro per l’Europa. La Russia deve essere costretta a negoziare”.
Che cosa può fare l’Italia?
“Il governo italiano ha dimostrato di comprendere queste dinamiche, rivelandosi un partner affidabile e determinato nel supportare l’Ucraina, sia a livello politico che militare. Siamo profondamente grati agli italiani che hanno accolto e aiutato le persone in fuga dalla guerra, così come a coloro che hanno portato aiuti umanitari direttamente in Ucraina. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno italiano, ad oggi sono state presentate 201.488 richieste di permesso di soggiorno per protezione temporanea; di queste, 41.037 da parte di adulti con figli. Gli Uffici Immigrazione delle Questure della Lombardia hanno gestito il maggior numero di richieste: 37.953, pari a quasi il 19% del totale nazionale. Sento il dovere di esprimere la mia riconoscenza a tutto il personale degli uffici italiani. Come consolato generale, rimaniamo un punto di riferimento per i cittadini ucraini residenti o temporaneamente presenti nel Nord Italia”.