
Il palazzo Snam (Archivio)
San Donato Milanese – Centinaia di uffici vuoti, in cerca di una nuova vita. È questa l’eredità lasciata in dote dai colossi industriali che, dopo decenni di presenza sul territorio, hanno scelto di abbandonare San Donato. Già, perché è indubbio che la città di Enrico Mattei stia vivendo una profonda fase di passaggio, legata al trasferimento a Milano di alcune realtà della galassia Eni.
Trasferimenti nella metropoli
La prima è stata Saipem, col trasferimento di 3mila lavoratori nei nuovissimi complessi Spark One e Spark Two di Santa Giulia, a due passi dal metrò di Rogoredo e all’interno di un quartiere che un domani ospiterà anche il palazzetto delle Olimpiadi.
Seguirà Snam, che ha deciso di migrare in un nuovo quartier generale accanto alla fondazione Prada, in zona Brenta. In un recente incontro coi vertici della società, il Comune di San Donato ha cercato di fermare la fuga verso il capoluogo, ma l’azienda ha confermato la decisione di trasferire a Milano buona parte dei lavoratori, mantenendo comunque un presidio a San Donato.
L’addio di Snam
In particolare, dei circa mille impiegati oggi attivi nella città di Mattei – e distribuiti in 9 diverse sedi –, 700 verranno accorpati nel nuovo centro direzionale di Milano, mentre circa 200 resteranno nelle attuali postazioni di Santa Barbara e del Dispacciamento. Come già successo per Saipem, i cui uffici di San Donato sono per ora vuoti, anche nel caso della Snam si dovrà pensare ad un riutilizzo degli spazi. Un tema destinato a riproporsi anche con la messa in funzione del Sesto palazzo uffici dell’Eni e la conseguente dismissione di numerosi ambienti oggi occupati dalla nota società dell’energia.
La posizione del Comune
"San Donato sta vivendo un momento di transizione che vede impegnata la nostra amministrazione, attraverso una rinnovata fase di dialogo, a riallacciare i rapporti con l’universo Eni. Rapporti che nel tempo si erano sfilacciati – commenta Massimiliano Mistretta, assessore di San Donato con delega alle opere pubbliche e alla mobilità –. La migrazione delle aziende comporta una perdita d’indotto e pone il problema di rendere gli immobili attrattivi per nuovi usi e insediamenti. Una scommessa non facile, ma ci stiamo lavorando".
I rischi della dismissione
Se gli immobili dismessi non saranno sufficientemente presidiati, il rischio è quello di eventuali occupazioni abusive e sacche di degrado. Un rischio non così remoto in una città che ultimamente è attraversata da flussi di pusher e sbandati alla ricerca di nuovi approdi nel mondo della droga.
Che si tratti di un pericolo concreto lo dimostrano le occupazioni che si sono verificate nel Rege Hotel di via Milano e nel vicino residence, occupazioni che lo scorso inverno hanno reso necessaria un’operazione di sgombero da parte delle forze dell’ordine. Riuscire a governare questa partita è dunque fondamentale sul fronte della sicurezza, del decoro urbano e dell’ambiente. L’attuale amministrazione comunale e quelle che seguiranno dovranno tenere presente anche questo aspetto.