Milano, 20 febbraio 2020 - L’orgoglio curvaiolo . Le dinamiche da stadio. Il rispetto per gli avversari come Fabrizio Piscitelli alias “Diabolik“. E poi le feste nei Milan Club. I rapporti con l’ex presidente Silvio Berlusconi. L’ascesa al secondo anello blu del leader della Sud Luca Lucci. C’è mezzo secolo di vita ultrà nelle parole che qualche giorno fa Giancarlo “Barone“ Capelli ha pronunciato in Tribunale, nel corso del procedimento sul sequestro da un milione di euro a carico di Lucci. Durante l’udienza a porte chiuse, davanti ai giudici Roia-Tallarida-Pontani della Sezione autonoma misure di prevenzione, Capelli, 72 anni, esponente di spicco dell’ala più calda della tifoseria rossonera e amico fraterno del “Toro“, ha risposto alle domande dell’avvocato di Lucci, Jacopo Cappetta, e del pm Francesco De Tommasi. Il “Barone“, un passato da tranviere Atm, ha ripercorso, stando a quanto risulta al Giorno, alcuni dei passaggi-chiave della storia della Sud. Ha parlato, ad esempio, della vigilia della finale di Champions League del 2007, quella vinta ad Atene dal Diavolo di Carlo Ancelotti contro il Liverpool di Rafa Benitez.
Una settimana prima della partita, attesissima rivincita della beffa di Istanbul: gli ultrà si aspettano di poter comprare dalla società una quota di biglietti per la trasferta (alcune migliaia), ma all’improvviso, così avrebbe riferito Capelli, ecco il “no“ della dirigenza. A quel punto, il capo ultrà decide di parlare direttamente con Berlusconi, presentandosi a un convegno in largo Cairoli in cui è presente il leader di Forza Italia: dal Cavaliere arrivano rassicurazioni, e la situazione si sblocca. Proprio per una vicenda legata alle insistenti richieste di tagliandi al Milan, con tanto di minacce e intimidazioni, il “Barone“ fu arrestato in quei giorni per tentata estorsione insieme ad altri membri della Sud, salvo essere prosciolto in udienza preliminare. Durante la testimonianza, alla quale hanno assistito pure gli investigatori della Divisione Anticrimine della Questura (che hanno svolto le accurate indagini sul patrimonio di Lucci), il “Barone“ ha ricordato anche i periodi in cui gli ultrà riuscivano a portare i calciatori del Milan (alcuni dei quali pretendevano parecchi soldi per partecipare) alle feste dei club rossoneri sparsi in tutta Italia.
A volte capitava pure che gli organizzatori degli eventi omaggiassero Capelli con regali costosi tipo Rolex con braccialetto d’oro; e alcuni di questi orologi di marca sarebbero stati ceduti a Lucci, come dono. Bei tempi, gli anni ’80 e ’90. In realtà, dalla ricostruzione del “Barone emerge che i rapporti tra leader ultrà e calciatori sono proseguiti anche nel nuovo Millennio, se è vero che dopo il vittorioso Mondiale del 2006 Capelli avrebbe ricevuto dai giocatori rossoneri della Nazionale le magliette azzurre da collezione. E Lucci? È arrivato dopo, ha spiegato l’ex tranviere, guadagnandosi i galloni con impegno e lealtà, riuscendo a riunire una tifoseria prima divisa in più gruppi (Brigate rossonere e Guerrieri ultrà) sotto l’unico vessillo "Curva Sud". La transizione, a detta del “Barone“, non è stata dolorosa, anche se le cronache dell’epoca dicono il contrario: Lucci, descritto come un bravo ragazzo che si è sempre occupato della gestione del Clan di Sesto (locale appena messo in liquidazione) e ha coinvolto i curvaioli in lodevoli iniziative benefiche, avrebbe messo tutti d’accordo con l’autorevolezza e senza mai ricorrere alla violenza, né contro le tifoserie avversarie né contro le forze dell’ordine.
Un ritratto poco o nulla sovrapponibile al “curriculum“ del "Toro", salito una volta di più agli onori delle cronache nel dicembre di due anni fa per la stretta di mano all’Arena Civica con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini: condannato per la brutale aggressione al tifoso nerazzurro Virgilio Motta (che in quel raid del 2009 perse un occhio e che poi, caduto in depressione, si tolse la vita nel 2012), è stato arrestato per spaccio nel 2018 dalla Squadra mobile (ha patteggiato un anno e sei mesi). Per il “Barone“, Lucci è uno che ha conquistato la leadership rispettando e facendosi rispettare. Già, il rispetto. Lo stesso che entrambi hanno dimostrato al leader degli "Irriducibili" della Lazio (tifoseria gemellata coi cugini interisti) Fabrizio Piscitelli, il “Diabolik“ assassinato con un colpo di pistola in testa a Roma nell’agosto 2019: sono andati al suo funerale, ha affermato il teste, perché non ci sono avversari che tengano davanti a un morto e in nome di una conoscenza pluridecennale che risaliva ai tempi della nascita del movimento ultrà. Del resto, avrebbe chiosato Capelli, lui è amico pure del "Bocia" Claudio Galimberti, numero uno della curva atalantina.