Colombo Clerici*
Per i disabili che potrebbero fare, in piccoli gruppi, una vita autonoma e dignitosa, le case popolari restano un miraggio. Questa realtà è il risultato di una normativa che, quando fu varata, non teneva conto di condizioni e possibilità che ora ci sono: lo ha spiegato ad Assoedilizia Laura Belloni, direttrice di Idea Vita, fondazione di partecipazione costituita nell’anno 2000 da familiari di persone con disabilità, con lo scopo (www.ideavita.it) "di progettare e realizzare percorsi di vita indipendente per i propri figli". Appartamenti dove possano vivere insieme comunità di 4-5 persone con disabilità, alcune con lavoro, con la presenza costante di assistenti specializzati. Grazie a Idea Vita ci sono già molte realtà di questo tipo, persone che vivono una vita indipendente dai genitori che, invecchiando, si preoccupano di come i figli potranno continuare la loro vita. Ma le spese sono molto elevate e le pensioni di invalidità e i contributi della legge 112/2016 non bastano, quindi restano a carico delle famiglia ingenti spese. Non basta: sinora il problema della casa è stato affrontato con onerosi acquisti finanziati dalle famiglie ed è evidente che moltissime persone sono escluse da questa possibilità, soprattutto a Milano, dove almeno cento disabili non abbienti non riescono ad accedere alle case di edilizia residenziale pubblica perché l’assegnazione è riservata a singole persone fisiche: qua e là in Regione sono stati avviati solo tentativi sperimentali, con buona volontà, ma discrezionali, anche perché le leggi 16/2016 e 25/2022 non prevedono un percorso semplificato per queste situazioni. Ed è qui che si può intervenire con una modifica normativa di cui Assoedilizia si è fatta carico, che presenterà nelle opportune sedi, e che consenta un’intestazione della casa al soggetto titolare del progetto di gestione con una serie di clausole. C’è un altro aspetto: se fosse possibile per un gruppo di disabili non abbienti accedere alle case Erp, ciò che il Comune potrebbe versare alle famiglie per finanziarne la vita autonoma sarebbe inferiore al costo del ricovero in un istituto. Ecco la convenienza per tutti. *Presidente Assoedilizia