"Fu un omicidio barbaro" quello di Sergio Ramelli, dice il comitato dell’Anpi cinisellese. "Come lo furono quello di Claudio Varalli, anch’egli diciottenne, e di Giannino Zibecchi, militanti di sinistra uccisi lo stesso anno". O Alberto Brasili, assalito da un gruppo neofascista sempre nel 1975. Tre anni dopo toccò all’operaio militante di Lotta continua Roberto Scialabba, ucciso da Valerio Fioravanti. "L’elenco delle vittime di quegli anni è doloroso – scrive l’Anpi –. Giovani di sinistra e destra, nonché uomini delle forze dell’ordine. Si cadeva e si moriva per strada per le idee politiche, mentre all’interno di alcuni corpi dello Stato si pianificava la strategia della tensione a colpi di stragi neofasciste".
Anche per questo, l’associazione dei partigiani di Cinisello dice no all’intitolazione della piazza a Ramelli accanto alla statua del salto. "Mentre da anni rimangono inattuate le delibere che prevedono l’intitolazione di due vie ‘alle vittime dei campi di concentramento e delle persecuzioni nazifasciste’ e a Gino Strada – ricordano Anpi ed Emergency – la scelta della Giunta di dedicare una centralissima piazza a Ramelli riporta la nostra città al clima di quegli anni e lo fa strumentalmente, in una logica manichea sbagliata, inopportuna e divisiva. Non vorremmo che la piazza, dove oggi la statua del salto ricorda i migranti che affluirono a Cinisello nel boom economico, un giorno si trasformasse in un set per le deliranti performance di gruppi neofascisti con saluti romani e altre simbologie, evocative di un passato che la nostra città ha combattuto pagando un pesante tributo di sangue nella Resistenza".
Mentre a Sesto si prepara l’inaugurazione di slargo Ramelli del 28 aprile, anche a Cologno e Bresso vengono depositate mozioni per dedicare un luogo pubblico allo studente massacrato da un agguato di Avanguardia operaia. "Diverso sarebbe stato, in forme condivise, dedicare un luogo a tutte le giovani vittime di quelle contrapposizioni ideologiche – conclude l’Anpi cinisellese – in modo da evitare di riprodurre ancora oggi il clima di quei conflitti".
Laura Lana