MONICA AUTUNNO
Cronaca

Un’altra lunga giornata di ricerche. Nessuna traccia di Claudio Togni inghiottito dall’Adda in piena

A Trezzo il sagrato della chiesa della Divina Maternità è diventato la base logistica di emergenza. Le operazioni senza esito sono proseguite dall’alba al tramonto con i gommoni, gli elicotteri e i droni.

Un’altra lunga giornata di ricerche. Nessuna traccia di Claudio Togni inghiottito dall’Adda in piena

Un’altra lunga giornata di ricerche. Nessuna traccia di Claudio Togni inghiottito dall’Adda in piena

Un’altra giornata di gommoni e sommozzatori, elicottero e droni, divise e pattuglie, speranza e ricerche. Ma nessuna traccia, almeno sino a ieri sera, di Claudio Togni, il tecnico specializzato 59enne di Italgen, caduto in acqua mentre lavorava sullo sbarramento della diga sotto il ponte, inghiottito da un fiume in questi giorni furioso e pieno. Le speranze di ritrovare l’uomo in vita si affievoliscono con il passare delle ore. Ma la macchina delle ricerche non si arresta: per i vigili del fuoco, i sommozzatori in arrivo da Treviglio e da Torino, i carabinieri, le squadre di volontari della protezione civile, ore e ore di lavoro senza esito ma senza pause, dalla zona dell’incidente verso sud.

Uno scenario quasi irreale, in un sabato mattina diverso da tutti gli altri, sul sagrato del santuario della Divina Maternità dei Padri carmelitani scalzi, da luogo di raccoglimento e preghiera nel silenzio a base logistica di emergenza, parcheggio per mezzi d’opera e di soccorso e scenario di tragedia. Mescolati a forze dell’ordine, vigili del fuoco, volontari soccorritori i tanti turisti e sportivi del sabato mattina, i nonni con i nipoti, qualche curioso, e il saio di qualche religioso del convento, a portare una preghiera sulla passerella che guarda la diga e porta a Crespi d’Adda. Le ricerche si sono a lungo concentrate sul tratto di fiume a ridosso dello sbarramento. L’uomo, caduto in acqua in divisa da lavoro e appesantito dall’imbragatura, potrebbe essersi incagliato in qualche anfratto sul fondo. Diversamente, potrebbe essere stato trascinato a valle. Incessanti il rombo dell’elicottero e il volo dei droni a supporto, ma nessun avvistamento. In acqua lo scandaglio dei sommozzatori, dove possibile senza rischi, anche in questo caso senza esito. Mentre le ricerche proseguono, carabinieri di Trezzo e Pioltello e funzionari dell’Ats Milano proseguono, nel riserbo, la ricostruzione della dinamica. L’altro giorno hanno sentito i colleghi dell’uomo testimoni dell’incidente. Quelli che hanno visto il collega improvvisamente cadere, cercare disperatamente di raggiungere la sponda e poi scomparire fra i flutti. Sempre nel pomeriggio del dramma una sorta di simulazione in loco. Dopo la caduta, sulla cui dinamica per ora restano solo ipotesi, l’operaio sarebbe passato sotto le paratie finendo poi nell’alveo principale del fiume. Massima collaborazione alle indagini è stata garantita da Italgen, la società di gestione della centrale e della diga.

L’angoscia più grande angoscia a Paladina, il paese della Bergamasca dove l’operaio che resta formalmente solo scomparso vive con moglie e due figli, in attesa vana di notizie.