GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Il volontario: "Bloccati alla frontiera ungherese con quattro bimbi profughi a bordo"

Dal campo di accoglienza di Siret a Milano. Lieto fine dopo 13 ore: il racconto di Luca Degani

Mamme e bimbi durante una sosta a Budapest

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Milano - Per 13 ore sono rimasti in balìa dell’Europa di Visegrad. L’hanno incontrata al confine tra Romania e Ungheria. Indossava le divise della polizia ungherese. Sono stati bloccati alla frontiera senza alcuna spiegazione formale, perché quell’Europa è restia a darne e non ne dà in inglese. Bloccati, nonostante fuggissero dal fuoco e dalla violenza dell’invasione russa dell’Ucraina. Bloccati sebbene tra l’equipaggio ci fossero anche quattro bambini ucraini, la più piccola di appena 1 anno, il più grande di 7 e le altre due di 3 e 5 anni, con le loro mamme.

È successo nella notte tra mercoledì e giovedì. A raccontarlo è Luca Degani. Il presidente lombardo di Uneba ha preso parte alla missione umanitaria di Fondazione Progetto Arca, che in questi giorni, a Siret, piccola città della Romania a un solo chilometro dal confine ucraino, ha allestito un campo di accoglienza per chi fugge dal fuoco russo. È qui che hanno trovato rifugio le quattro mamme con i loro bimbi. Tutte hanno un contatto in Italia: una ha la sorella a Treviglio, un’altra la mamma a Perugia, un’altra ancora la figlia a Mirasole e la quarta ha parenti a Noverasco. Ovvio, quindi, portarle in Italia almeno fino a quando la guerra non sarà finita, anche se loro hanno viaggiato con una valigia capace di contenere quanto basta appena per un weekend. Ad ogni modo il Fiat Talento della missione targata Fondazione Progetto Arca e Uneba si è messo in moto.

Luca Degani, presidente lombardo di Uneba, ha portato le donne in Italia
Luca Degani, presidente lombardo di Uneba, ha portato le donne in Italia

"Siamo partiti dalla Romania mercoledì alle 17.30 ore italiane e siamo arrivati senza alcun problema alla frontiera ungherese intorno a mezzanotte – racconta Degani –. Qui abbiamo visto che i flussi di veicoli erano stati divisi in tre corsie: una dedicata ai cittadini dell’Unione Europea, un’altra dedicata ai veicoli che trasportano merci e una terza, quella centrale, riservata a chi proveniva dall’Ucraina o, come nel nostro caso, a chi avesse ucraini a bordo. Davanti a noi avevamo non più di una trentina di auto, pensavamo di sbrigarcerla in fretta, invece ci hanno trattenuto 13 ore: siamo riusciti a superare il confine solo alle 12.50 di oggi (ieri per chi legge ndr )". "Non ci hanno dato alcuna vera spiegazione – fa sapere Degani –. Prima ci hanno detto che dovevano fare alcune 'verifiche burocratiche sulla procedura di transito', poi hanno buttato lì la necessità di fare controlli anti-terrorismo su chi proviene dalle zone di guerra. Impossibile conversare in inglese, ci hanno fatto capire poco o nulla". O meglio: "Ho capito che c’era la chiara volontà di rallentarci, di farci capire che gli ingressi degli ucraini non sono graditi, che l’arrivo dei profughi li preoccupa, anche se non ne ho ancora conosciuto uno che voglia fermarsi in Ungheria".

Intanto le ore passavano. Con quattro bimbi piccoli a bordo. Tra le mamme e i poliziotti è nato un alterco, momenti di nervosismo. "E pensare – racconta Degani – che fino a quel momento parlavano tra di loro dei corsi che avrebbero fatto in Italia per imparare la lingua e un lavoro". Alle 12.50 il via libera, come detto. Alle 16.41 le agenzie di stampa battono la notizia dell’accordo raggiunto a Bruxelles dal Consiglio degli Affari Interni dell’Unione Europea: ok alla protezione temporanea per chi fugge dalla guerra in Ucraina, che siano ucraini o no. Un accordo raggiunto nonostante l’Europa di Visegrad, nonostante le riserve di Polonia e Ungheria. Alle 17.42 arriva la foto più bella, quella che immortala le mamme e i bambini in un locale di Budapest durante una sosta.