REDAZIONE MILANO

"Un’immagine vecchia e volgare Achille Lauro è solo un copione"

Si rifiuta di chiamare pubblicità il poster censurato di Achille Lauro. Il cantante raffigurato come un bambolotto tatuato in shorts e stivali in lattice sarebbe solo una "comunicazione per vendere". Con due caratteristiche che proprio non lo esaltano: "Volgarità e plagio". A dirlo il fotografo italiano più avvezzo alle provocazioni, Oliviero Toscani, 78 anni che, oltre ai celebri ritratti, ha firmato tante campagne che hanno fatto la storia della pubblicità. A partire da quella che scandalizzò i benpensanti nel 1973: la campagna dei Jesus Jeans. Per lanciare il primo marchio italiano di jeans prodotti al Maglificio Calzificio Torinese abbinò lo slogan "Chi mi ama mi segua" su primo piano degli shorts indossati dalla modella Donna Jordan. Nel 1991 altro shock. Fece sfiorare a un prete le labbra di una suora in uno spot per Benetton. In Italia l’immagine venne censurata per le pressioni del Vaticano: "Venne rimossa anche dai censuratori di Milano" ricorda Toscani che aggiunge: "Io sono contrario a qualsiasi censura. Ancora di più in questo caso: spero proprio che il cartellone sia affisso così che emerga tutta la mediocrità di Achille Lauro".

Perché non le piace il rapper romano?

"Perché non è un artista ma un copione, la categoria che odio più in assoluto. Lui non inventa niente. A partire dal suo nome, identico a quello dell’armatore e politico napoletano che regalava una scarpa subito e l’altra dopo i risultati del voto. A suo modo quello era molto più originale dell’Achille Lauro arrivato dopo".

L’artista non le piace ma cosa non va nello scandaloso poster del bambolotto censurato?

"Da un punto di vista della comunicazione non dice nulla di nuovo. Le crocefissioni erano già state inventate da Alice Cooper e Madonna che io ho ritratto. Lauro li ha copiati ma senza aggiungere proprio nulla. Questa immagine è troppo vecchia, troppo pirla, troppo brutta, troppo banale. Non vale niente ed è all’insegna del cattivo gusto".

Qualcuno però potrebbe obiettare: perché le sue campagne blasfeme andavano bene e quelle di Achille Lauro no?

"Perché le campagne bisogna saperle fare. La vera pornografia non è la raffigurazione di organi sessuali ma la comunicazione affidata a gente volgare. Un vero artista, invece, volgare non lo è mai".

Eppure Achille Lauro ha più di un milione di follower sui social e il suo bambolotto migliaia e migliaia di visualizzazioni…

"La cattiva cultura ha un grande mercato: il pubblico dei mediocri e dei conformisti. Che oggi con tanti tatuaggi si vestono e si atteggiano da anti-conformisti".

A.L.