MILANO – Un piano strategico per traghettare l’ateneo più grande della Lombardia fino al 2030, un’Academy sull’intelligenza artificiale e il Campus Mind da mettere a terra. Si apre così l’anno accademico della Statale di Milano, il primo guidato da una rettrice, Marina Brambilla.
Rettrice, ha evidenziato il rischio che le università tornino a essere esperienze “elitarie”. Perché? E come evitarlo?
“L’Italia è uno dei Paesi con il minor numero di laureati, e già questo giustificherebbe l’impegno ad aumentare l’accesso. C’è poi un contesto di denatalità. Credo che le università e la Statale debbano rispondere facendo in modo di offrire formazione di eccellenza anche a studenti non tradizionali. Penso a chi è avanti con gli anni, a chi lavora, a chi ha famiglia, a chi non ha avuto percorsi scolastici lineari, a chi deve cambiare lavoro. La didattica innovativa, mista e online, non deve essere più un tabù. Dobbiamo rispondere come atenei pubblici a una domanda sincera”.
Che adesso bussa soprattutto agli atenei telematici.
“Noi non ci vogliamo trasformare in telematiche, investiamo in nuovi campus e spazi di socializzazione e nella presenza. Ma, senza polemiche, analizziamo il profilo di chi si iscrive negli atenei online: qualcuno cercherà scorciatoie, ma sono pochi; c’è soprattutto chi è in difficoltà a seguire i percorsi tradizionali. Ed è a loro che dobbiamo dare una risposta consolidata. Tecnologia e strumenti ci sono già”.
E passano dall’intelligenza artificiale: avete un piano ad hoc?
“Già nella formazione della squadra ho voluto dare una delega specifica alla transizione digitale, abbiamo attivato un decalogo per l’IA a dicembre e azioni di formazione, corsi per docenti, studenti ma anche per il personale. Siamo un ecosistema perfetto per studiare questo sviluppo tecnologico perché possiamo unire competenze informatiche, filosofiche, etiche e giuridiche. Creeremo anche una StAi Academy, una scuola interna, tenendo sempre al centro il fattore umano per gestire questa svolta e non subirla. Gli strumenti non potranno mai sostituirsi alla valutazione e alla formazione, ma servire come ausili”.
A lei il compito di traghettare la Statale a MInd: 2027?
“È l’obiettivo. I tempi non dipendono da noi, ma vedendo il cantiere crescere velocemente siamo fiduciosi. Parallelamente stiamo censendo la strumentazione e portando avanti il tema organizzativo. Non avremo come adesso una palazzina per ogni dipartimento: sarà un sistema nuovo, all’insegna della condivisione”.
A Città Studi cosa succederà?
“Resta valido il progetto del campus di Beni culturali e Scienze sociali in via Celoria 2 e 10. Al 10 i lavori sono già in corso, co-finanziati dal Ministero. Per la valorizzazione degli altri edifici ci sarà un protocollo con il Comune per definire insieme le destinazioni”.
Via Noto si venderà?
“Sì, è troppo periferica rispetto agli altri poli, ma avvieremo l’operazione quando gli studenti si sposteranno in Celoria 10”.
E della sede di Sesto San Giovanni che ne sarà?
“Rispetto alle delibere approvate dalla precedente governance (che prevedevano il trasloco di Mediazione linguistica, ndr) io credo che sia importante ragionare con il sindaco di Sesto, anche in vista della Città della salute che crescerà lì vicino”.
Le priorità del piano strategico da qui al 2030?
“Supportare i giovani ricercatori, garantire il diritto allo studio e gli spazi ai nostri studenti ma anche prevedere più azioni a favore del personale tecnico e amministrativo: siamo un grande datore di lavoro, pensiamo al welfare e alla loro formazione. Ed è prioritario avere un respiro internazionale: lo sviluppo della ricerca richiede il confronto con équipe di alto livello, stiamo lavorando a corsi didattici condivisi con atenei europei. Lo sguardo all’Europa, e ai suoi valori, è centrale”.
L’inaugurazione è stata aperta dalla protesta degli studenti sui tagli all’università. E il Dg Casertano ha portato i conti. Siete preoccupati?
“Il tema dei tagli all’Ffo (il fondo di finanziamento ordinario) riguarda il 2024, che arriva a fine anno e che ha creato un disequilibrio in molti atenei come il nostro, anche se la gestione è stata oculata. L’Ffo del 2025 sale e torna ai livelli del 2023. Confido nella capacità del nostro Paese e delle istituzioni di essere al fianco delle università, perché sono un investimento e un motore di sviluppo per il futuro. A fronte di così tante sfide e impegni va riconosciuto. E una programmazione delle risorse su più lungo periodo aiuterebbe tutti”.