SIMONA BALLATORE
Cronaca

Università, il Rettore della Statale contro il boom degli atenei telematici: “Siamo compatti, la presenza conta”

Franzini, coordinatore dei rettori lombardi: "Tecnologia aiuta ma puntiamo su servizi e alleanze". L’università europea è in cantiere: al vio un corso in cogestione tra Statale e Varsavia

Il rettore Elio Franzini, la vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo e i rappresentanti degli atenei europei ospiti della Statale (Poce)

“Stiamo costruendo una vera università europea, con programmi di studio e progetti di laurea comuni". Il rettore Elio Franzini è il nuovo presidente di 4Eu+ European University Alliance, l’alleanza nata nel 2019 che mette in rete otto atenei: la Statale di Milano (quest’anno capofila), la Charles University di Praga, la Sorbonne e l’Université Paris-Panthéon-Assas, le università di Heidelberg, Copenhagen, Varsavia e Ginevra.

A che punto sono i cantieri di questo maxi ateneo europeo?

"Stiamo sviluppando programmi di ricerca ma anche di didattica congiunti. Lo facciamo già con Varsavia, per esempio: abbiamo un corso in cogestione in “Migration studies“ con i nostri studenti che trascorrono sei mesi o l’interno anno a Varsavia e viceversa. E abbiamo nuovi progetti in partenza, oltre a uno scambio continuo di docenti".

Quest’anno Milano è capofila: quale impronta darete?

"Ci poniamo in continuità con l’agenda precedente: la parola chiave è integrazione, sia della didattica che della ricerca. L’obiettivo è creare una governance comune e sempre più corsi di studio comuni".

È appena stato confermato alla presidenza del Crul. Ci state riuscendo anche a livello lombardo?

"Sì, stiamo cercando di integrare le nostre realtà: l’università non deve più agire in un’ottica di concorrenza ma di collaborazione e cooperazione. Anche per affrontare le sfide che si presenteranno".

La prima: calo demografico.

"Che è la vera e fondamentale sfida italiana. Ma bisogna affrontarne un’altra insieme e in modo maturo: la crescita delle università telematiche, che è impressionante".

Di che numeri parliamo?

"Le università telematiche hanno in Italia più di 220mila studenti. Ovvero, sommate insieme, sono oggi la più grande università del territorio. Ovviamente oltre ad attingere studenti da tutta Italia hanno meno spese. L’università di Milano ha 2.200 docenti, duemila dipendenti, 44 edifici da mantenere, con tutto quello che comporta. Le loro rette sono più alte delle nostre, ma gli studenti poi risparmiamo su affitti, trasporti".

Che fare, quindi?

"Dobbiamo fare valere il valore dell’università in presenza e dei nostri servizi senza dimenticare l’avanzamento tecnologico che può aiutarci".

A ottobre a Milano c’è stata una prima frenata nelle immatricolazioni che – dopo anni di segno più – non crescono. Si comincia a far sentire il peso delle telematiche?

"Per ora a Milano non ne abbiamo la percezione, ma se loro aumentano da qualche parte vanno ad attingere. Le statistiche ci dicono che le grandi università saranno le ultime a sentire sia l’effetto del calo demografico che l’effetto delle telematiche".

E il caro-affitti?

"Sicuramente ha influito. Per ora le immatricolazioni non crescono ma sono sostanzialmente in linea con lo scorso anno. La mia sensazione è che a gennaio, con le magistrali e quando sarà finita la tornata di lauree, finiremo ancora con un segno più".

Gli studenti lombardi hanno appena inviato una lettera-appello al Consiglio regionale.

"Sicuramente condividiamo la loro preoccupazione sui tagli al diritto allo studio. Prima è stato aumentato il peso delle borse, senza adeguare la cifra. Poi le ultime notizie ci indicano a livello regionale un taglio di 10 milioni sul diritto allo studio proprio mentre aumentano gli aventi diritto. Siamo turbati sì".

Per garantire a tutti gli aventi diritto la borsa di studio avete sempre messo risorse di tasca vostra. Ce la farete?

"Quest’anno non so. Solo da noi, in Statale, serviranno 6-7 milioni in più. Gli studenti hanno appena inviato anche a me e agli altri rettori un loro saggio comunicato. Il problema è serio".

E con i fondi alla ricerca, come siamo messi?

"Quando finirà il Pnrr cosa accadrà? È questo il tema. È tempo di programmare. Lo dico anche se a me mancano 327 giorni di mandato".

Li conta tutti?

"Ogni mattina, l’ultimo anno è sempre il più faticoso, si sa. Ma andiamo avanti con l’Europa. Cerchiamo di fare in modo che sia il continente del cuore e della ragione".