ANNA MARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, la mafia fa male agli affari e la Bocconi apre un corso

La presenza della criminalità organizzata danneggia l’economia. Il capo della Dda di Milano: "Le imprese hanno sottovalutato il fenomeno"

La presentazione del nuovo percorso di studi all’università Bocconi di Milano

Milano, 19 novembre 2019 - «Il fenomeno dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nel nostro territorio è stato grandemente sottovalutato da molti imprenditori. Questa sottovalutazione deve essere superata. Dobbiamo avere la percezione che in “casa” abbiamo un grosso problema e dobbiamo essere tutti uniti dall’affrontarlo». L’appello è stato lanciato ieri sera da Alessandra Dolci, procuratore aggiunto e capo della direzione distrettuale antimafia di Milano dall’università Bocconi di Milano, in occasione dell’inaugurazione associate professorship in Economic analysis of crime di Paolo Pinotti, una cattedra per professore associato, finanziata da un individuo privato che ha scelto di rimanere anonimo.

«Abbiamo modo di monitorare nelle nostre indagini che durante le competizioni elettorali sono i candidati che si rivolgono al mafioso che controlla il territorio per avere il pacchetto di voti calabresi, non viceversa» ha detto il procuratore aggiunto Dolci. Un modus operandi presente nelle regioni del Sud, come ha sottolineato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, «purtroppo esportato anche al nord» ha chiosato Dolci. Il professor Pinotti ha evidenziato quanto la criminalità faccia male all’economia. La relazione causale tra la presenza della criminalità organizzata in un territorio e livelli più bassi del Pil pro-capite e tassi maggiori di disoccupazione può essere scientificamente provata, come ha fatto lui nella sua Lectio Inauguralis. Pinotti ha analizzato il caso di alcune regioni meridionali. Secondo il professore «l’avvento della criminalità organizzata ha determinato una riduzione tra il 15 e il 20% del Pil pro-capite regionale su un arco di 30 anni in Puglia».

La crescita della corruzione e la sostituzione di investimenti privati con investimenti pubblici meno produttivi sono i canali attraverso i quali la criminalità organizzata incide negativamente sull’economia. Oltre alla corruzione, le organizzazioni criminali fanno anche un uso strategico della violenza. Anche l’analisi degli effetti di lungo periodo del soggiorno obbligato porta alle stesse conclusioni. Una politica finalizzata a rescindere i legami dei malavitosi con le organizzazioni criminali di appartenenza si è, nella realtà, tradotta nell’espansione della criminalità organizzata in alcune località del Nord. Un caso famoso è quello di Bardonecchia, il primo comune del Nord Italia sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1995. Per Nando Dalla Chiesa, professore ordinario di sociologia e crimine organizzato dell’università degli Studi di Milano «non bisogna pensare che la mafia e l’ndrangheta cerchino solo profitto. Questo è un errore. Cercano il controllo del territorio. L’impresa mafiosa è un agente di trasformazione sociale. Quando arriva, la concorrenza si assottiglia, cambia le regole dell’economia».