"Io vorrei che non facessimo la figura dei “tartufi”: siamo ipocriti se non ci fermiamo". Basilio Rizzo, consigliere comunale di “Milano in Comune” e storico esponente della sinistra milanese, lanciava questo appello a Palazzo Marino il 6 maggio 2019, dopo le prime inchieste giornalistiche sugli “uomini dei conti“ della Lega. Appello caduto nel vuoto, visto che pochi giorni dopo Andrea Manzoni - uno dei protagonisti dell’affaire Lombardia Film Commission - fu nominato nel collegio sindacale di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate, nelle quote che spettavano all’opposizione. È solo uno degli incarichi collezionati dal commercialista, revisore dei conti della Lega alla Camera, finito agli arresti domiciliari: dal collegio sindacale di Arexpo a quello di Amiacque ed Mm Spa. L’altro “uomo dei conti“ della Lega, l’ex presidente di Lombardia Film Commission Alberto Di Rubba, a Roma era ai vertici della società mista pubblico-privata Sin Spa, Sistema Informativo Nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura, mentre in Lombardia era entrato nel Nucleo di valutazione di Ersaf, l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e Foreste.
Come mai il suo appello rimase inascoltato?
"Perché le società partecipate rimangono una camera di compensazione tra partiti politici. Il sistema è rimasto lo stesso dai tempi della Democrazia Cristiana. Il Comune - più che all’attuale maggioranza mi riferisco all’istituzione in senso più ampio – ha rapporti troppo stretti con la Lega per dire di no a una loro nomina, pur nelle quote che spettano all’opposizione, anche quando viene indicato un nome “chiacchierato“ come quello di Manzoni. Il Pd fa bene a scandalizzarsi ma avrebbe dovuto intervenire prima, con più coraggio, perché c’erano tutte le avvisaglie di qualcosa di strano. Invece si aspetta sempre l’azione della magistratura".
Lei ha vissuto i tempi di Tangentopoli. Che cosa è cambiato da allora?
"Il sistema è rimasto lo stesso ma le persone sono diventate più furbe e abili a nascondersi. Mi sembra di rivedere gli “uomini grigi“ di Tangentopoli. Sono figure di fiducia che vengono messe dai partiti in ruoli chiave e, d’altra parte, attraverso incarichi e consulenze vengono anche stipendiate. Non so a quanto ammonta il compenso di un membro del collegio sindacale di Sea, ma di sicuro è superiore al gettone di un consigliere comunale".
Come si potrebbe intervenire per cambiare il sistema?
"In questo ruolo bisogna mettere persone al di sopra di ogni sospetto, con un loro margine di autonomia. La Lega ha il diritto di esprimere un suo nome, ma non deve essere l’uomo che gestisce i suoi affari. Preferisco un politico “puro“, piuttosto che un “uomo grigio“ dietro le quinte. Il vero problema è che, nel gioco delle spartizioni, l’interesse pubblico finisce sempre in secondo piano. E si vede solo la punta dell’iceberg. Quante Lombardia Film Commission ci sono in giro? E mentre emergono le tangenti sugli appalti Atm, quante mazzette vengono pagate all’oscuro di tutti?".
Andrea Gianni