ANDREA GIANNI
Cronaca

Urbanistica, il primo processo. La nuova contestazione: “trucco“ per aumentare i piani

Torre Milano, la memoria dei pm: volumetrie dei seminterrati abusivi recuperate in altezza. Violata una delibera del 2017 sul recupero degli spazi a uso residenziale. Le mosse della difesa.

Torre Milano di via Stresa: permesso di costruire in altezza 82 metri nel mirino dei pm

Torre Milano di via Stresa: permesso di costruire in altezza 82 metri nel mirino dei pm

In una delibera del 2017 lo stesso Comune di Milano aveva stabilito il "divieto di trasferire in altre parti dell’edificio le superfici dei locali seminterrati". Divieto che, invece, sarebbe stato bypassato, per poter costruire in altezza arrivando fino a 82 metri, nel caso della Torre Milano di via Stresa, come emerge da una nuova memoria depositata dalla Procura di Milano agli atti del processo, che si aprirà oggi, a carico di imprenditori e tecnici, ma anche funzionari e dirigenti o ex dirigenti del Comune come Giovanni Oggioni, finito ai domiciliari il 5 marzo in un altro filone per corruzione, depistaggio e falso. Spunta quindi una nuova contestazione di irregolarità legate a una delle decine di progetti di sviluppo immobiliare (il palazzo è già stato completato ed è attualmente abitato) finiti sotto la lente per presunti abusi edilizi e lottizzazioni abusive. La violazione riguarda, secondo i pm, le volumetrie dei "piani seminterrati" abusivi degli edifici che c’erano prima in quell’area e sarebbero state utilizzate "per la realizzazione dei piani fuori terra del nuovo edificio a torre", ossia delle superfici trasferite, in pratica, da sottoterra o quasi ai piani alti dei grattacieli. Questo nonostante la delibera comunale del 2017, che imponeva il divieto.

Nella memoria dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, del pool guidato dall’aggiunta Tiziana Siciliano, depositata agli atti, si parla appunto anche di quelle "dimensioni, in termini di volumetrie, altezze e carichi urbanistici, illegittimamente" approvate, oltre che della nuova costruzione spacciata per "ristrutturazione" e della conseguente assenza di un "piano attuativo" che avrebbe portato gli annessi servizi per i cittadini della zona. Per Torre Milano sarebbero state approvate dagli uffici comunali, in sostanza, delle volumetrie in altezza (24 piani in tutto) contando anche le superfici dei seminterrati dei vecchi edifici e il tutto "in contrasto" con la stessa delibera del Comune di Milano, che riguarda i recuperi degli spazi "ad uso residenziale". Oggi, nella prima udienza del processo, verranno affrontate le questioni preliminari. L’ex plenipotenziario dell’urbanistica milanese Oggioni, ritenuto dagli inquirenti il perno di un "sistema" di abusi e falsi nelle pratiche edilizie a vantaggio dei costruttori, ha cambiato legale e sarà assistito dall’avvocato Corrado Limentani.

In aula ci sarà anche la parte civile, una 61enne proprietaria di casa in zona limitrofa alla torre e che, assistita dall’avvocata Antonella Forloni, lamenta il "deprezzamento" della propria abitazione e la diminuzione di "visuale" ed "esposizione alla luce del sole". Chiederà la citazione del responsabile civile per i danni provocati dalla Torre Milano, edificio su cui pende anche un ricorso al Tar. Mercoledì, invece, si è celebrata l’udienza pre-dibattimentale sul cantiere di via Fauché 9, finito nel mirino della Procura, a carico di tre indagati: il committente delle opere, il direttore dei lavori e il legale rappresentante della ditta che dovrebbe realizzarli. Sulla loro posizione, la giudice Antonella Bertoja della decima sezione penale del Tribunale di Milano si è riservata di decidere alla prossima udienza. La difesa, che ha depositato una lunga memoria, ha chiesto infatti di non doversi procedere. Il Comune di Milano, indicato come parte offesa, non si è costituito parte civile.