
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala
Milano – I costruttori, attraverso fideiussioni bancarie, dovrebbero garantire la copertura economica degli eventuali maggiori oneri dovuti al Comune, rispetto a quanto è già stato versato in passato, alla conclusione dei procedimenti giudiziari. Un’operazione che, una volta ottenuto il via libera della Procura, potrebbe portare nell’immediato a uno sblocco di cantieri rimasti fermi, dando una risposta alle famiglie che hanno acquistato casa e sono rimaste nel limbo e anche "tranquillità" ai milanesi che vivono in palazzi già abitati ma finiti al centro delle decine di inchieste su presunti abusi edilizi.
Tramontato il discusso “salva Milano“ si agirebbe quindi caso per caso, quantificando i possibili mancati incassi legati alle singole operazioni immobiliari contestate dai pm e creando un “tesoretto“ garantito dai costruttori attraverso le banche. Una proposta di accordo che Palazzo Marino presenterà formalmente alla Procura (nei giorni scorsi il capo dell’avvocatura comunale, Antonello Mandarano, aveva già incontrato il procuratore Marcello Viola, probabilmente per una prima interlocuzione), che dovrà valutarne l’effettiva percorribilità. Nel frattempo il Comune l’ha sottoposta all’altra parte in causa, ossia i costruttori, incassando il pollice alzato di Aspesi, l’associazione delle società di promozione immobiliare che hanno realizzato la maggior parte degli interventi finiti sotto la lente dei pm.
"Fermo restando che la soluzione del grave problema in atto a Milano non può non venire che dal Parlamento – spiega il presidente di Aspesi, Federico Filippo Oriana – siamo molto interessati alla soluzione del problema delle famiglie, sia sul piano umano che su quello imprenditoriale. Pertanto se una soluzione, sia pure parziale, sarà trovata rapidamente in un’ottica di collaborazione istituzionale tra poteri distinti dello Stato per il bene comune, noi ne saremo felici". Dichiarazioni arrivate al termine di un incontro mattutino, durato circa un’ora e mezza, fra il sindaco Giuseppe Sala, l’assessore Giancarlo Tancredi e una decina di rappresentanti di società coinvolte nelle inchieste, tra cui Bluestone, Green Stone, AbitareIn, il gruppo francese Nexity costruttore delle Residenze Lac sotto sequestro da luglio che nei giorni scorsi aveva aperto per la prima volta all’ipotesi di una riparazione, anche economica, “sanando“ alcune delle irregolarità emerse dalla inchieste dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici.
"Siamo contenti di essere finalmente presi in considerazione da parte delle istituzioni – spiega Filippo Maria Borsellino, portavoce del comitato delle “famiglie sospese“ –. Servono soluzioni in tempi rapidi, non solo per le famiglie con i cantieri bloccati, ma anche per tutti coloro che hanno acquistato su carta e che stanno aspettando che la situazione si sblocchi". Il prossimo passaggio sarà un possibile vertice Comune-Procura. Poi un nuovo incontro con i costruttori su una questione delicata, anche perché sono in gioco milioni di euro. I numeri che emergono dalle inchieste solo considerando 5 progetti immobiliari finiti sotto la lente dei pm (Residenze Lac, Giardino Segreto Isola, Scalo House, Park Tower e Bosconavigli) fotografano un “buco“ da circa 14,4 milioni di euro nelle casse di Palazzo Marino in termini di mancati incassi. In ogni caso, l’eventuale accordo non sarà un colpo di spugna sulle inchieste e sui processi.
"L’incontro – sottolinea il verde Carlo Monguzzi – è il primo riconoscimento che errori sono stati fatti, che la magistratura aveva ragione e che il Salva Milano sarebbe stato un errore ancora più grosso. È un piccolissimo primo passo, va risarcita anche la città per i mancati servizi che le pratiche semplificate non hanno fatto realizzare. È terribile poi il conto di quanti soldi non sono stati incassati: per le sole torri del Parco delle cave sarebbero 618mila euro". Intanto Oriana, a nome dei costruttori, fissa alcuni paletti. "L’importante – sottolinea – è che il meccanismo che il Comune studierà e proporrà all’autorità giudiziaria sia sostenibile finanziariamente, realmente efficace ed equo tra tutti i soggetti imprenditoriali chiamati a un sacrificio aggiuntivo rispetto agli accordi originari raggiunti con l’amministrazione, al fine di avere le autorizzazioni a costruire secondo la normativa vigente".