Gli emendamenti salva-Milano? Non pervenuti. A sorpresa, la maggioranza di centrodestra ieri ha ritirato le proposte di sanatoria per le pratiche edilizie del capoluogo lombardo finite nel mirino della Procura, proposte che dovevano far parte del decreto Salva-Casa voluto dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Un passo indietro che ha provocato uno scontro politico tra maggioranza e opposizione in Parlamento, l’annuncio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli che la norma Salva-Milano sarà inserita nel decreto Infrastrutture e la replica polemica dell’assessore milanese per la Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi.
Ma procediamo con ordine. Qui parliamo della guerra tra Procura e Comune riguardo alle pratiche edilizie giudicate illegittime dai magistrati. Si tratta di una decina di pratiche finite nel mirino dei pm dopo esposti de cittadini che hanno visto crescere palazzi da 50 metri dove prima c’erano cortili o capannoni, come nei casi di piazza Aspromonte, via Stresa, via Crescenzago, e che ora vede indagati tecnici comunali e imprenditori. E altre 150 pratiche simili potrebbero finire nel mirino della Procura. Situazione complicata, che di fatto ha bloccato lo sviluppo del capoluogo lombardo e ha congelato l’iter per l’aggiornamento del prossimo Pgt. L’accusa rivolta dalla Procura a Palazzo Marino è quella di aver autorizzato e realizzato nuove costruzioni con le procedure più veloci e gli oneri economici minori previsti per le ristrutturazioni edilizie. In altre parole, con una semplice Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) invece del Permesso di costruire, una prassi che il Comune ritiene legittima e adotta da anni e sul quale il sindaco Giuseppe Sala ha ribadito a più riprese la correttezza e buona fede dell’amministrazione e dei suoi dirigenti.
Uno muro contro muro che sembrava potesse essere superato con una serie di emendamenti al decreto Salva-Casa. Ma così non è andata. Il motivo? Dal fronte della maggioranza fanno capire che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato chiaro: non firmerebbe un decreto Salva-Casa che prevedesse norme pensate per dribblare le inchieste della Procura. Da qui la prudenza e il ritiro degli emendamenti. La posizione della maggioranza, in ogni caso, è espressa da Morelli in una nota: "Giusta la scelta della maggioranza: prorogare i tempi per le interlocuzioni interistituzionali permetterà sicuramente di risolvere il problema che si è creato a Milano, viste anche le nuove ulteriori proposte giunte stamattina (ieri mattina, ndr) dal Comune di Milano. Sulla base di queste richieste abbiamo valutato l’opportunità di sfruttare il decreto Infrastrutture, in valutazione alla Camera, come strumento normativo utile al passaggio del Salva-Milano".
Da Palazzo Marino, però, negano che ieri mattina siano partite verso Roma nuove proposte relative agli emendamenti Salva-Milano – un’indiscrezione di fonte centrodestra, invece, racconta che il capo di gabinetto del sindaco, Filippo Barberis, abbia inviato una nuova proposta al Governo – e l’assessore Tancredi affonda il colpo: "La notizia dell’esito inconcludente e irresponsabile della tentata norma sul caso Milano ci lascia basiti. Per mesi esponenti del Governo hanno promesso agli operatori, ai dipendenti del Comune, alle famiglie che hanno investito i propri risparmi, ad architetti e ingegneri che sarebbe stata approvata una norma chiarificatrice. Invece nulla. Ribadisco che non è più rinviabile una riforma sulla rigenerazione urbana, sulla casa, sulle città metropolitane". E ancora: "Noi cercheremo con i nostri strumenti e le nostre energie di gestire questa situazione e continueremo a convincere gli investitori internazionali a puntare su Milano e sull’Italia, ma certo questa incertezza non aiuta il sistema Paese". Controreplica di Morelli: "Se il Comune non avesse creato il problema con la Procura, non ci sarebbe bisogno di un salva-Milano".
Il Pd, intanto, si scatena contro il Governo. La deputata dem Lia Quartapelle parla di "pugno in faccia a Milano da parte del Governo". Il segretario milanese del Pd Alessandro Capelli rincara la dose: "Per mesi hanno spiegato a Sala, al centrosinistra e ai giornali cosa avrebbero fatto su Milano: risultato? Zero, come sempre. Ecco perché a Milano stravince il Pd e la Lega non tocca palla". Il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi, da sempre contrario al condono sulle pratiche edilizie nel mirino della Procura e a un asse tra Salvini e Sala su questo tema, sottolinea polemico: "La rabbia del Pd per il ritiro degli emendamenti è veramente imbarazzante".