Milano – Federico Filippo Oriana, presidente e amministratore delegato di Aspesi, l’Associazione nazionale tra le società di promozione e sviluppo immobiliare, il sottosegretario Alessandro Morelli si dice contrario a una norma di interpretazione autentica delle leggi urbanistiche in vigore e propone una soluzione in due tempi per l’operazione Salva-Milano: sanatoria sulle pratiche edilizie finite nel mirino della Procura e nuova legge per fissare le regole per il futuro. Che ne pensa?
"Ne penso tutto il male possibile. La trovo una strada sbagliata. Noi dell’Aspesi, che raggruppa gli investitori immobiliari, siamo contrari. E hanno la stessa posizione anche i costruttori e persino i sindaci dell’Anci, che ha proposta una norma di intepretazione autentica. E ricordo che anche la Regine Lombardia, a guida leghista, ha la stessa posizione: la prima versione di una norma di interpretazione autentica l’hanno elaborata negli uffici di Fontana".
Perché insistete sull’interpretazione autentica e non su sanatoria e nuova legge?
"Quattro leggi dello Stato, approvate da Governi e maggioranza di segno politico opposto, sostengono che i Comuni e gli operatori dovevano fare in un modo che andava nell’ottica della semplificazione, della liberalizzazione e dell’accelerazione dell’attività edilizia. Sono leggi chiare, le stesse a cui si è attenuto il Comune di Milano, ma anche da tanti altri Comuni in Lombardia e in giro per l’Italia. E la Regione Lombardia ha dato attuazione a questa normativa nazionale e ha previsto che con la Scia “pesante“, la Scia basata sull’articolo 23, si potessero realizzare ristrutturazioni urbanistiche. Dunque non c’è nulla da sanare. In fondo, tra le righe dell’intervista del Giorno, lo sostiene anche Morelli, quando afferma che si tratta solo di “norme male interpretate“, non di abusi edilizi. La via maestra, dunque, dovrebbe essere l’interpretazione autentica delle norme. E ora di troviamo di fronte a un problema pratico".
Quale?
"L’emendamento Salva-Milano che è stato ritirato sanava il passato ma non indicava una soluzione per il futuro delle pratiche edilizie. Attualmente, al di là delle dieci indagini aperte della Procura su altrettante opere, ci oltre 150 pratiche urbanistiche ferme perché i dirigenti del Comune si rifiutano di firmare qualsiasi atto per timore che quelle opere finiscano nel mirino dei pm".
La nuova legge di cui parla Morelli potrebbe sbloccare la situazione?
"Parliamoci chiaro: una nuova legge su questo tema non ci sarà mai, perché non si troverà l’accordo tra Stato, Regioni e Comuni. Non a caso la legge urbanistica risale al 1942, ai tempi del fascismo".
Che fine faranno quelle 150 pratiche ferme?
"Rischiano di sfumare. Una stima sostiene che Milano perderà 5 miliardi di euro di investimenti. Un disastro. Due grandi operatori internazionali, di cui preferisco non fare i nomi, hanno deciso di abbandonare l’Italia. Gli investitori del settore ne hanno piene le scatone di norme retroattive che cambiano le regole in corso d’opera. Questa volta, però, il pasticcio non è stata determinato dal legislatore ma dalla giustizia penale, di cui ho comunque il massimo rispetto".
Che ne pensa, invece, dell’operatato del Comune?
"Sono completamente negativo sul comportamento dell’amministrazione. La prima follia è stata la delibera dello scorso febbraio che in pratica si è adeguata alla posizione di un gip. Non si può sostenere che a Milano sono state seguite procedure corrette e poi accodarsi a quanto detto da un giudice. Certo, posso capire la preoccupazione del sindaco Sala per il lavoro di dirigenti e funzionari del settore Urbanistica, ma resto contrario a questa soluzione".
Sala ha cercato di tutelare i dipendenti comunali?
"Sì, ma il risultato è stato comunque il blocco delle pratiche".
Il sindaco annuncia l’accelerazione del nuovo Pgt. Potrà servire per risolvere il caso?
"No. In questo caso ha ragione Morelli quando dice che se quest’atto può essere utile, allora andava fatto prima. Ma al di là di queste schermeglie politiche di bassissima lega, qui parliamo di normative nazionali, mentre il Pgt è un atto comunale e non può incidere sulle leggi. Il sindaco, quindi, manda un messaggio sbagliato. Ma bisogna aggiungere che il problema che si è venuto a creare a Milano non è stato ancora risolto non per colpa di Sala. C’è una strana dinamica nei partiti della maggioranza a Roma: qualcuno pensa che non sia il caso di dare una mano a un sindaco di centrosinistra. Ma qui bisogna pensare al bene di Milano. Anche nel caso in cui il problema venisse risolto subito con il Salva-Milano, ci vorrebbe almeno un anno per tornare alla normalità. In caso non venga risolto, invece, sarebbe un disastro paragonabile alle conseguenze di Tangentopoli".