
L’avvocato Franco Rossi Galante (Newpress)
Milano, 1 giugno 2017 - Un conto corrente aperto alla Banca Nazionale del Lavoro con emissione di sei assegni falsi. Un altro alla Cassa di risparmio di San Miniato. E un terzo ancora alla Banca Sella con emissione di nove assegni fasulli. Tutto intestato a Franco Rossi Galante, stimato avvocato del Foro di Milano. Peccato che il legale fosse completamente all’oscuro di queste operazioni nei tre diversi istituti di credito, portate avanti a suo nome dal truffatore Francesco Renzo Rossi: secondo l’accusa, il 59enne milanese avrebbe falsificato una patente e un certificato di attribuzione del codice fiscale «apparentemente emessi a nome di Rossi Galante Franco», carpendone gli estremi dal sito web dell’Ordine degli avvocati.
Qualche giorno fa, la Cassazione ha confermato la condanna in Appello di Renzo Rossi a due anni e dieci mesi per falsità materiale e sostituzione di persona; già in secondo grado, invece, l’ipotesi di reato di falsità in titoli di credito era stata derubricata in quella abrogata nel 2016 di falsità in scrittura privata. Il Rossi condannato, attualmente già in carcere per altre pene da scontare , sarebbe del resto un habitué delle truffe, stando a quanto emerso dalle indagini. Accertamenti partiti quando all’avvocato milanese arrivò una telefonata imbarazzata dal proprio istituto di credito a proposito di certi assegni emessi a suo nome su altri conti e finiti in protesto. Dopo la denuncia immediata da parte del legale, gli investigaori scoprirono che il fasullo avvocato Rossi Galante aveva seminato assegni scoperti qua e là, dal supermercato al benzinaio, in genere per somme non elevate e dunque non tali da generare sospetti.
Il truffatore, però, finì per inciampare sulle vacanze. Nel senso che decise di portare moglie e figli in un villaggio organizzato pagando con il solito sistema a firma Rossi Galante, ma poi come ospite si dovette registrare insieme alla famiglia con nome e cognome autentici. E quella volta commise l’ingenuità imperdonabile di farsi beccare ancora nel villaggio quando scoppiò la grana del solito conto scoperto. L’operatore turistico fece fare un controllo dei documenti dell’«avvocato» Renzo Rossi, e il trucchetto svanì nel nulla. Non senza qualche paradossale effetto malefico a danno del vero avvocato Rossi Galante: il quale, anche se in tutta la storia non c’entrava per nulla, si ritrovò per qualche tempo suo malgrado sul bollettino dei “protestati” con annesse seccature bancarie, almeno finché la giustizia (e la burocrazia) non fecero lentamente il loro corso.