GIULIA BONEZZI
Cronaca

In undici giorni vaccinato l’11% degli over

Nell’area metropolitana, dove l’adesione è più alta, 22.400 ultraottantenni hanno avuto una dose. Intanto aumentano i ricoverati

La vaccinazione degli anziani è stata quasi completata coi richiami nelle Rsa

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Milano, 2 marzo 2021 - La settimana del ritorno in arancione in Lombardia è cominciata con 2.135 nuovi contagiati (770 del Milanese e 281 in città), effetto soprattutto del fisiologico rallentamento domenicale dei tamponi (20.571), tra i quali il tasso di positivi balza comunque al 10,3%. E i segnali di ripresa della curva arrivano dagli ospedali, che non conoscono feste: nelle terapie intensive Covid i ricoverati salgono di 15 in ventiquattr’ore, a 441 (i nuovi ingressi sono stati 36), nei reparti aumentano di ben 106, a 4.224, un numero che non si vedeva da prima di Natale.

È cominciata, la settimana, anche con un segnale di speranza: al San Gerardo di Monza è stata iniettata la prima dose del Covid e-Vax, un altro vaccino dal coronavirus italiano (dopo quello di ReiThera, destinataria di un aiuto di Stato da 40 milioni di euro), ideato dalla biotech Takis sempre di Castel Romano e sviluppato insieme alla brianzola Rottapharm. Ieri è partita la sperimentazione clinica che coinvolge il San Gerardo in collaborazione con l’università Bicocca, l’Inmi Spallanzani di Roma e l’Istituto nazionale dei tumori “Pascale” di Napoli. Nella fase 1 sarà somministrato a 80 volontari sani (in 4 gruppi distinti per dosi, presenza o assenza di richiamo), nella fase 2 ad altre 240 persone. È un vaccino a Dna, un’evoluzione non solo rispetto a quelli a vettore virale come AstraZeneca e il russo Sputnik, ma anche a quelli a mRna come Pfizer e Moderna: "Il Dna consente di evitare la catena del freddo per la conservazione e il trasporto - spiega Luigi Aurisicchio, ad e direttore scientifico di Takis -. La produzione dell’antigene è prolungata nel tempo e potrebbe funzionare bene già al primo ciclo, ma la somministrazione può essere ripetuta più volte per una risposta immunitaria più solida, anche grazie all’impiego della tecnica dell’elettroporazione sviluppata da un’altra azienda italiana, la Ige di Carpi". Il vaccino a Dna inoltre "può essere facilmente e velocemente modificato a tener conto delle varianti", sottolinea Paolo Ascierto dell’Int di Napoli. La prima dose è stata somministrata nel centro di ricerca del San Gerardo diretto da Marina Cazzaniga, ricercatrice di Oncologia medica della Bicocca, perché ad esso è affidato "il trattamento dei volontari della fase 1 e la verifica dei risultati preliminari di un vaccino sviluppato interamente in Italia, frutto del lavoro di squadra di un consorzio di altissimo livello scientifico", sottolinea la vicepresidente e assessore regionale al Welfare Letizia Moratti.

La Lombardia, che fu la prima regione in Occidente travolta dal coronavirus un anno fa, oggi domina la classifica italiana delle sperimentazioni di medicinali contro la Covid19 con promotore no-profit stilata nel rapporto 2020 dell’Aifa: al primo posto c’è il privato San Raffaele, al secondo il pubblico Sacco davanti allo Spallanzani di Roma, e nella top 21 figurano altri due ospedali di ricerca lombardi: il Niguarda al settimo posto e il San Matteo di Pavia al 15esimo. E però i vaccini italiani sono ancora vaccini del futuro: in attesa che l’Ema approvi il Johnson&Johnson a monodose e valuti lo Sputnik, la campagna in Europa si gioca al momento con Pfizer, Moderna e AstraZeneca limitato agli under 66. I politici di centrodestra premono perché l’agenzia europea acceleri, gli esperti si dividono: per il virologo Massimo Clementi del San Raffaele l’Aifa dovrebbe valutare l’importazione emergenziale del vaccino russo, per il collega della Statale Fabrizio Pregliasco sarebbe meglio aspettare il via libera dell’Ema e anche "verificare se hanno effettivamente le dosi del vaccino, non mi sembra dalle informazioni in mio possesso che le autorità russe stiano vaccinando a tappeto". Intanto dalla Gran Bretagna comunicano che tra i venti milioni di vaccinati con una sola dose di vaccini a dose doppia i ricoveri per Covid sono calati dell’80%; è la strada valutata dal premier Mario Draghi, alla quale apre anche l’infettivologo del Sacco Massimo Galli (sulla base dei dati israeliani, "molto robusti"), purché con "qualche paletto", tipo mantenere il richiamo per "gli anziani più anziani" e "le persone immunodepresse" che faticano a sviluppare una risposta immunitaria.

L’attuale piano vaccinale italiano prevede che gli "estremamente fragili" siano vaccinati con Pfizer o Moderna subito dopo gli ultraottantenni, che a domenica sera, dopo undici giorni di campagna in Lombardia, avevano ricevuto 59.728 dosi di antiCovid (altre 1.887 sono andate come richiami a ospiti di Rsa): ha avuto la prima l’11% dei 543.477 che a domenica sera avevano chiesto il vaccino, a loro volta il 75% dei 725.923 aventi diritto. Nell’Ats Metropolitana l’adesione (205.901 su 266.387 papabili) è anche più alta, al 77,3%; dal 18 febbraio a domenica, tra Milano e Lodi, sono stati vaccinati con la prima dose 22.394 ultraottantenni (il 10,8% dei richiedenti e l’8,4% del totale), e somministrati in tutto 49.743 vaccini (inclusi richiami e under 80).